la vera chiesa di locke

E’ dunque nell’alveo della riflessione arminiana, oltre che nella teologia latitudinaria inlgese, che i motivi teologici ed etici cruciali dell’ermeneutica biblica lockiana trovano il loro fondamento. L’accento cade piuttosto sulla coscienza religiosa del singolo, che chiede il riconoscimento della libertà di professare le proprie convinzioni, insieme ai propri dubbi (De arte dubitandi et confidendi, ignorandi et sciendi, si intitola il testamento spirituale di Castellion del 1563), senza coercizione. it. * Per le opere di Locke si è tenuto conto, nel corso del presente lavoro, dell’edizione The Works of John Locke, a new edition corrected, Printed for Th. Una ricerca del concetto di verità nella direzione del pluriprospettivismo è quella contenuta nel volume collettaneo II problema dell’errore nelle concezioni pluriprospettivistiche della verità, a cura di A. Caracciolo, Genova 1987. www.accademianuovaitalia.it/.../filosofia/538-pensiero-politico-di-locke [24] S. Castellion, La persecuzione degli eretici, cit., pp. in part. capp. it. l'8 x mille resta la fonte principale. it. 2, memore in questo delle dottrine giusnaturalistiche, «riconosce e garantisce» (e non elargisce: si riconosce infatti qualcosa che precede e che non può essere, per questo, oggetto di benevola concessione)[38]. Inoltre: G.J. 4) Così ricondotto al suo articolo fondamentale, il cristianesimo appare una fede del tutto conforme a ragione. [2] Cfr. [15] G. Tourn, I protestanti. Sette e movimenti religiosi nell’Europa del ‘500, Roma 1999. Sul pensiero religioso liberale, in particolare in colui che può esserne considerato l’ideale prosecutore novecentesco, vale a dire Karl Jaspers, ci permettiamo di rinviare al nostro studio Fede filosofica e libertà religiosa. P. Cambou, Le discours démonstratif lockien dans la Lettre sur la tolérance et le discours narratif voltairien dans le Traité sur la tolérance, in AAVV, Traité sur la tolérance. E’ noto che Locke, per rispondere alla polemica aperta da Jonas Proast, scriverà una Seconda (1690), poi una Terza (1692), e infine una Quarta Lettera sulla tolleranza, quest’ultima rimasta incompiuta e pubblicata postuma nel 1706. sembra essere inventata prevalentemente per controllare, disciplinare le entificate monadi, in una specie di contrapposizione allo sfuggente monadismo attivamente costruito dalle incontrollabili disarmonie del pensiero moderno[98]. 1. ), vol. Le seguenti traduzioni italiane sono citate con le sigle qui indicate: Scritti sulla tolleranza di John Locke, a cura di D. Marconi, Torino 1977 (SST); Scritti etico-religiosi di John Locke, a cura di M. Sina, Torino 2000 (SER); Saggio sull’intelletto umano, a cura di V. Cicero e M.G. Per tornare alla Lettera sulla tolleranza, alle premesse sul credo evangelico, insieme spirituale e razionale, segue la definizione dello Stato come associazione unicamente costituita in vista del conseguimento e della conservazione di precisi interessi e beni civili e mondani, quali sono la vita, la libertà, l’integrità fisica, l’assenza di dolore, la proprietà, e la limitazione dei compiti del magistrato e dell’autorità civile ad essi, ribadendo che cura e salvezza delle anime in nessun modo possono competere al potere civile, da parte del quale ogni uso della coazione appare inefficace a guadagnare l’intima persuasione del singolo. 53-72), cui Meinecke replicherà nel saggio intitolato Contributo alla storia delle origini dello storicismo e dell’idea di indivi­dualità di Schleiermacher (cfr. libera, per quanto istituita per una ragione di poco conto, sia che si tratti In questa direzione, La Ragionevolezza del cristianesimo non faceva che confermare il rapporto tra ragione e rivelazione già chiarito nel Saggio sull’intelletto umano (IV, XIX, § 4): La ragione è una rivelazione naturale, mediante la quale l’eterno Padre della luce e la fonte di tutta la conoscenza comunica al genere umano quella porzione di verità che Egli ha posto entro l’estensione delle loro facoltà naturali: la rivelazione è la ragione naturale estesa a un nuovo insieme di scoperte comunicate immediatamente da Dio e della cui verità si fa garante la ragione mediante le testimonianze e le prove, da essa offerteci, che tali scoperte provengono da Dio[87]. Sarà il celebre confronto tra Meinecke e Croce, sul finire degli anni trenta, a conferire allo Historismus critico-problematico piena consapevolezza storiografica del suo costituire una linea di pensiero peculiare, distinta da quella hegeliana. E’ in forza dell’incontro tra questi due fattori – mistica e filologia[21] – che Castellion può elaborare un’idea di interpretazione degna dei momenti più alti della riflessione ermeneutica moderna e contemporanea, da Schleiermacher a Heidegger: l’atto interpretativo vive in una tensione tra la parola scritta,  da sottoporre al vaglio dell’analisi filologica, e la parola dell’anima, la voce interiore della coscienza, l’ispirazione, che rende possibile alimentare «kata pneuma» la scrittura, restituendo linfa al «dictum» attraverso un «dicere»  vivente in novitate et libertate nella coscienza del singolo, abilitata così a farsi autentico locus revelationis. II); AAVV, Modernità, politica e protestantesimo, a cura di E. Bein Ricco, Torino 1994; R.H. Bainton, La Riforma protestante, trad. II, pp. 45-64. Come ha scritto Viano. [18] W. Dilthey, L’analisi dell’uomo e l’intuizione della natura, cit., vol. Studi di filoso­fìa della religione, Napoli 1971 (nuova ed., Genova, 1999); Pensiero contemporaneo e nichilismo, Napoli 1976; Nichilismo ed etica, Genova 1983; Nulla religioso e imperativo dell’eterno. Qual era il contenuto centrale del lavoro di Simon, apparso nel 1678, che  può essere considerato una risposta al Tractatus theologico-politicus di Spinoza, già circolante in quegli anni in Francia grazie alla decisiva mediazione di Leibniz[71], e probabilmente conosciuto dallo stesso biblista oratoriano? I risultati sinora ottenuti, scrive il filosofo, sono incompleti, mescolati a considerazioni spurie, arbitrarie, carenti dal punto di vista del fondamento e, dunque, della forza vincolante. it. C.F. Una universalità che, in luogo di essere omologante ordinatio ad unum salga dall’individualità, trova, nel suo moto verso l’universalizzazione, una misura comune alle diversità e capace di valorizzare i distinti. Esiste una traduzione italiana dell’opera di Bodin: Colloquium Heptaplomeres. Ed è lo stesso Bainton a mettere suggestivamente in relazione Locke e Castellion: «Abbastanza stranamente – scrive lo storico inglese nel suo celebre saggio su La lotta per la libertà religiosa – soltanto due uomini nel corso della lotta per libertà religiosa hanno scritto trattati tanto sul problema della libertà quanto sul problema della conoscenza, cercando di metterli in relazione tra di loro. Si veda dell’opera l’edizione critica: The Reasonableness of Christianity, as as deliver’d in the Scriptures, a cura di J.C. Higgins-Biddle, Oxford 1999. in part. di C. Pelizzi, Milano 1996; N. Matteucci, Lo Stato moderno. In quest’epoca, nell’attesa della venuta di Dio beato? [19] Si veda in proposito il fondamentale studio di E. von Ivánka sull’origine della nozione di apex mentis, o fondo dell’anima, in Platonismo cristiano. Tra ragione e Rivelazione cristiana, Locke instaura dunque una sorta di convergenza e di armonia a posteriori, secondo una sintesi che, in qualche modo, come osserva Bernard Cottret[86], richiama quella tomista tra natura e grazia. fu l’influenza operata entro la tradizione erasmiana dagli scritti di alcuni dei più famosi eretici del Cinquecento: Sebastiano Franck (1499-1542), Sebastiano Castellion (1515-1563), Giacomo Aconcio (ca. Come osserva Viano, Locke nell’Epistola avvalora la tesi secondo cui. A dire questo spirito – e la classicità della Sache in esso inscritta – si può ben convocare un pensatore cruciale nella meditazione filosofico-religiosa moderna: il Lessing del poema drammatico teatrale Nathan il saggio, ove l’universalità delle religioni, affrancatasi dalle tutele ecclesiastiche, è affidata all’e­tico, all’umano impegno per la valorazione delle cifre, in una elevazione progres­siva che, nell’Ergebenheit in Gott (devozione a Dio), sa purificare il proprio esclusivistico punto di vista iniziale in un ecumenismo che, lungi dall’essere irenistico frutto di facili compromessi, è sofferto approdo di un percorso pedagogico, di una Entwicklung che è Erziehung e Bildung. La “Regola d’oro” – ha osservato Domenico Venturelli – può così corrispondere all’esigenza di un minimo di ethos condiviso a livello mondiale. In questo caso, come in quello della espulsione o della scomunica, provvedimenti disciplinari a cui le comunità religiose hanno diritto, il singolo non deve subire alcuna conseguenza civile, in base al rigoroso principio della divisione delle sfere civile e religiosa. Lettore: questa è la vera Chiesa alla quale sei chiamato ad appartenere, se vuoi essere salvato dalle … Il sigillo finale a questa disputa lo avrebbe posto Croce recensendo il volumetto meineckeano del ’39 e chiarendo l’incomponibile alternativa tra storicismo come «principio di vita» e storicismo come «principio di scienza» (F. Meinecke, Senso storico e significato della storia, cit., p. 128). di R. Salvini, Firenze 1947; B. Willey, La cultura inglese del Seicento e Settecento, trad. [22] Ecco il testo completo del De arte dubitandi: «Poiché la ragione è, per dir così, la figlia stessa di Dio, che è stata prima di tutte le Scritture e di tutte le cerimonie e prima della stessa creazione del mondo, e sempre sarà, anche dopo tutte le Scrit­ture e tutte le cerimonie e dopo che questo mondo sarà mutato e rinnovato, e Dio non può abolirla più di quanto non possa abolire se stesso. Una Chiesa deve adoperarsi per il D’altra parte la fede è il consenso concesso a una qualsiasi proposizione non ottenuta mediante le deduzioni della ragione, ma sulla base della fiducia accreditata a chi la propone come proveniente da Dio con una qualche maniera di comunicazione che esula dall’ordinario. ; M.L. Ha scritto in questo senso Giovanni Sartori: Tolleranza non è indifferenza, né presuppone indifferenza. Locke: la tolleranza Nel 1685, in Olanda, Locke scrive in latino la sua opera fondamentale e definitiva sulla questione della libertà religiosa: la Lettera sulla tolleranza. Studi e ricerche, Roma-Bari 1984, pp. La biografia di John Locke . Pierre Bayle, profugo come Locke nei suoi stessi anni, e anch’egli impegnato nella lotta per la tolleranza – come attestano le opere scritte all’indomani della revoca dell’Editto di Nantes (1685), Ce que c’est que la France toute catholique sous le règne de Louis le Grand (1686) e, soprattutto, il Commentaire philosophique sur les paroles de Jésus-Christ «contrains-les d’entrer» – chiamerà l’Olanda «grande arche des fugitifs». Il ca­rattere comune che affratella le comunità distinte è lo spirito di carità, che anima i loro rapporti e che costituisce il vero contenuto del cristianesimo[64]. La maggior parte degli uomini né ha tempo a di­sposizione per considerare una tal successione di ragiona­menti, né, per mancanza di educazione e d’uso, ha capacità di giudicarne. [4] Recepiamo la citazione da H. Kamen, Nascita della tolleranza, trad. In Umbria 24 milioni di euro totale usati principalmente per sostentamento del clero e carita' essere presso nessuno, se non presso la società stessa, o almeno presso coloro Ha osservato Salvatore Veca che “tolleranza” è termine tanto prezioso    quanto vago, o almeno polivalente nei modi in cui si è soliti fondarlo[1]. Il punto è importante, perché stabilisce che il tollerare non è, né può essere, illimitato[104]. it. 2) Questo fondamentale articolo di fede salvifico, in cui occorre credere, questo «Law of Faith» chiede di essere accompagnato da un facere, da un operare in accordo con tale fede. Lessing, Nathan il saggio, in Id., Minna di Barnhelm – Emilia Galotti – Nathan il saggio, trad. it. In tutti i casi menzionati, al di là delle differenze teoretiche e dei decisivi eventi storici accaduti nell’arco temporale che li abbraccia, compreso tra la metà del ‘400 e la fine del ‘500, comune appare un elemento ispirativo: la pace e la tolleranza nell’una religio sono possibili solo se fede, verità, rivelazione, Chiesa, vengono concepite non come possesso esclusivo ma come ricerca esperita nel riconoscimento di una comune partecipazione a un orizzonte veritativo che trascende tutte le posizioni e che legittima le diverse prospettive, non solo come punto di partenza, ma anche come punto di arrivo. A voler emblematicamente fissare un momento nel processo che Carl Schmitt ha definito in termini di «neutralizzazione» e «spoliticizzazione»[2] del contrasto religioso ad opera della sovranità politica, si potrebbe fare riferimento al discorso pronunciato nel 1562 dal Cancelliere di Stato Michel de l’Hospital all’assemblea di Sant-Germain-en-Laye: Il Re non vuole che voi entriate in dispute relative a quale opinione sia la migliore, poiché qui non è questione de constituenda religione, sed de constituenda republica: e molti possono essere cives, qui non erunt christiani[3]. Opus epistolarum Des. Chi si adopera con ogni attenzione a vivere santamente e secondo giustizia e pietà cristiana? Qualunque altra poi fosse la causa, è chiaro, di fatto, che la ragione umana non assistita fece difetto agli uomini in questo gran­de e loro proprio compito di moralità. Infatti, con la Riforma andava traumaticamente distrutta una comunanza di fede e di culto, con tutto quanto vi era connesso sul piano politico, sociale e intellettuale, che era stata al tempo stesso un’idea forza, una sorta di mito ideale: il modello della respublica christiana si avviava ormai a un definitivo tramonto, parallelamente al sorgere degli stati nazionali[5]. di G. Bernardi, Milano 1967, pp. La tolleranza si declina, così, in queste pagine, come libertà di coscienza, libertà di culto, libertà di associazione religiosa, con due eccezioni fondamentali: 1) essa non può essere ammessa nei confronti dei cattolici, o «papisti» i quali, per la loro appartenenza alla Chiesa di Roma, diventano automaticamente sudditi di un sovrano straniero, e sono perciò pronti a rovesciare le legittime autorità costituite. spontaneamente si radunano per onorare pubblicamente Dio, nel modo che credono 155-199. Il discorso lockiano sin qui considerato obbedisce a una logica deduttiva: a partire da una fede fatta di carità, di pietà, di benevolenza, professata in nome del Vangelo e insieme della ragione, Locke inferisce la conseguenza della separazione di pertinenza tra le due sfere, quella civile e quella ecclesiale, ciascuna chiamata a vivere iuxta propria principia. A ciò dunque deve tendere ogni ordinamento; da questi confini devono essere limitate tutte le leggi ecclesiastiche. Il carteggio Ph. di S. Magistretti, Milano 1993, p. 20). E’ attraverso il Platonismo di Cambridge che si pone, in Locke, il primo decisivo germe erasmiano della sua coscienza etico-religiosa, che si completerà, compenetrandosi con il Latitudinarismo inglese, al tempo dell’esilio olandese e dello studio della teologia arminiana. Nel tredicesimo secolo, in Anatolia, il poeta Yunus Emre sviluppò una forma di neoplatonismo mistico che anticipava non solo elementi del­l’umanesimo rinascimentale, ma anche le filosofie panteistiche del diciannovesimo secolo. si può far nulla, che concerna il possesso dei beni civili o terreni; per La povertà la vera emergenza Bilancio 2019 della Chiesa cattolica sulle forme di finanziamento. una raccolta di scritti destinati da Dio all’istruzione della maggior parte dell’umanità illetterata nella via verso la salvezza; e che pertanto, generalmente, e nei punti essenziali, essi debbano essere intesi nel semplice significato diretto delle parole e delle frasi; nel  modo in cui si può supporre che queste siano state sulle labbra di coloro che le pronunciarono. Alla base di tutto ciò si può scorgere il rifiuto della concezione paternalistica del potere politico e una “laicizzazione” della vita pubblica, dal momento che un potere così concepito non può essere esercitato da una chiesa. An inward inspiration or revelation, in J. Locke, SER, 201-206. Ho preso visione della privacy policy di CCDC. Se discussa tra gli studiosi è la conoscenza dell’opera spinoziana da parte di Simon, indiscutibile è l’intenzione antiprotestante di questa tesi: con l’affermazione dell’insufficienza del testo biblico in sé considerato, veniva destituito di fondamento il “sola scriptura” luterano e riaffermata l’autorità ispirata della tradizione ecclesiastica come sua essenziale integrazione. [73] Cfr. Questo modo di disvelare agli uomini delle verità è ciò che chiamiamo rivelazione[88]. 244-245). Entro questo quadro si colloca la svolta fondamentale rispetto ai saggi sul magistrato del 1660-62: ora, lo spazio della tolleranza – spazio entro cui il magistrato non ha potere di intervento – appare esteso alle azioni indifferenti, al culto e all’espressione pubblica della religione – alla sfera, si potrebbe dire, della coscienza individuale – restando salva la sicurezza dello Stato e il rispetto dell’ordine pubblico. I, p. 726. [41] C.A. Due sole considerazioni ci limitiamo qui a svolgere: 1) Ha ancora valore, intanto, questa nozione? assecondate questa virtù colla mitezza, colla sopportazione cordiale, colla carità del prossimo, colla rassegnazione al volere di Dio. Saggi di filosofia morale e politica, a cura di  P. Comanducci e T. Mazzarese, Bologna 2003; P. Sassier, Perché la tolleranza, trad. Naturalmente, se è in Arminio che si raccoglie il dissenso di una parte del clero olandese rispetto alla rigida ortodossia calvinista e l’orientamento verso una revisione del calvinismo stesso in senso anti-predestinazionistico, Arminio riattingeva la tradizione liberale che aveva avuto, certo, in Erasmo il supremo rappresentante, ma che si era in seguito conservata nelle opere e nel magistero di pensatori come Dirk Coornhert, Caspar Coolhaes, Jon Coornhert, e, naturalmente, Ugo Grozio, autore di quel De veritate religionis christianae (1622) nel quale si avverte l’eco delle lotte tra arminiani e gomaristi tra il 1609 e il 1618, lotte in cui il grande pensatore si trovò impegnato.

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