concezione hegeliana della storia

La sintesi è logicamente prima perché rappresenta alla coscienza anche i due successivi momenti dell'identità riflessiva, e della manifestazione e della contrapposizione col diverso al proprio interno ("B" è anche uguale ad "A"). L'uomo e la natura sono niente, Dio è tutto. Tuttavia è inevitabile riscontrare in Hegel la partecipazione a questo particolare momento storico, rintracciabile specialmente nell'anelare all'infinito. Questa nuova religione unirà nell'uomo ragione e sensibilità e lo avvierà alla felicità. Per esempio, nello sviluppo di una pianta dal seme (tesi), al fiore (antitesi), al frutto (sintesi), è il frutto che guida lo sviluppo dell'organismo e che costituisce il fine verso cui il seme e il fiore tendono. Arturo Massolo, Logica hegeliana e filosofia contemporanea, Giunti Marzocco, Firenze 1967. Dio non è più trascendente, ma immanente. Da ciò prende l'avvio una delle più famose figure[21] della Fenomenologia dello Spirito, vale a dire quella della Coscienza infelice[22] cioè quella coscienza che non sa di essere tutta la realtà, e che pertanto viene dilaniata da opposizioni interne che riesce a superare solo comprendendo di essere il tutto. Muove quindi la critica al Criticismo: nella Prefazione alla Filosofia del Diritto, afferma che criticare è facile, la mentalità superficiale critica sempre, Kant vede solo il negativo che è solo un momento -l'antitesi- e una parte della realtà, invece bisogna considerare la realtà nella sua totalità: il vero è l'intero. Hegel sviluppa il tema della risoluzione del finito nell'infinito nella Fenomenologia dello Spirito (laddove fenomenologia significa Scienza di ciò che appare). Quindi per gli ebrei la natura è nemica, e diversi e ostili sono gli altri uomini, poiché essi soli sono il popolo eletto che non deve confondere l'unico Dio con gli dei di altri popoli. Ebreo che si rivolge agli ebrei, Gesù è costretto a presentarsi come Messia, a fondare il cristianesimo sulla rivelazione di Dio, a operare miracoli, a istituire un sacerdozio che ne conservi l'insegnamento, negando la libertà di pensiero: in questo modo la ragione diviene passiva e non legislativa. La ragione (Vernunft), invece, è la facoltà che li mette in movimento e ne coglie l'unità. Hegel, come già i pre-romantici e i romantici, critica Kant per il suo dualismo, ovvero per la contrapposizione fra fenomeno e noumeno. Questo modo di pensare i concetti opposti, come sussistenti di per sé e senza influenze reciproche (il bene distinto dal male, la vita dalla morte, ecc. La logica dialettica di Hegel è diversa dalla logica aristotelica[37] Questa aveva per suoi princìpi fondamentali il principio di identità e quello di non contraddizione, secondo cui gli opposti non possono mai stare insieme. Allora la logica, che studia i processi del pensiero, troverà la sua corrispondenza nella metafisica, che studia i processi della realtà. Con l'amore, unendo il finito con l'infinito, il soggetto fa tutt'uno con l'oggetto, l'umano si riconcilia con il divino, così che noi abbiamo la possibilità di cogliere la totalità, l'Assoluto, unione di finito ed infinito. [11][12] Hegel critica Fichte in due punti: Fichte, pur tentando, non risolve affatto il dualismo, poiché assume l'oggetto come semplice ostacolo, comunque separato, come finzione voluta dall'Io, per esercitare la sua assoluta libertà. Libero docente nel 1954 con una “Introduzione alla storia delle interpretazioni di Hegel” (Messina, 1953) ed altri scritti minori, ha insegnato Estetica e Storia della filosofia nella facoltà di Lettere dell'università di Messina, e pubblicato l'opera “Marx e la dialettica Hegeliana” (Roma, Editori Riuniti, I, 1960 e II, 1963) qui riprodotta nei primi quattro volumi. Nel 1801 si trasferì a Jena, dove terminò il primo dei suoi capolavori: la complessa Fenomenologia dello spirito (1807). 28 Maggio 2012. Ricorrere alla fede implica necessariamente l'esclusione della filosofia. Se il seme non “morisse” in quanto seme, non si trasformerebbe in fiore e non ci sarebbe sviluppo. La storicità è il tratto essenziale della filosofia hegeliana. Anche il mondo, in ogni sua parte, nella natura e nella storia, porta le tracce di questa legge. Ma Cristo si è anche contrapposto al kantismo e all'ebraismo, predicando non tanto il rispetto della legge, ma l'amore. «Hegel arriva ad attribuire a Gesù la stessa formulazione dell'imperativo categorico kantiano: "Agite secondo una massima tale che, ciò che voi volete che valga come legge universale fra gli uomini, valga anche per voi». Questo è avvenuto per il legalismo (la legge di Mosè) dell'ambiente giudaico dove si è sviluppata la dottrina cristiana che ha trasformato questa religione in senso ecclesiastico e dogmatico operando una scissione tra l'individuo e la totalità. Hegel, dunque, deve mettere sullo stesso piano Finito e Infinito insieme, sostenendo che il mondo non è altro che la manifestazione e realizzazione dell'infinito. Se nel popolo ebraico a predominare è lo spirito di separatezza – in quanto popolo eletto opposto agli altri popoli, che vive in una natura che si contrappone ostilmente all'uomo, diversamente da quello greco - il popolo ebreo è un popolo infelice, che non vivendo l'armonia di una religione popolare vive una coscienza infelice, caratterizzata dall'alienazione, dalla separazione tra sé e Dio. Nella loro antica storia l'origine di questa separazione è stata l'esperienza del diluvio universale che ha portato gli ebrei a concepire una natura ostile da cui poteva salvarli solo il loro potente Dio trascendente e lontano da loro: il Dio di Mosè che ha dato loro le tavole dei comandamenti. Con il cristianesimo era nato perciò quel senso di frustrazione e di pena, di infelicità concettuale nella "scissione", che per millesettecento anni aveva impedito di capire il vero senso dello Spirito. La realtà dunque è Spirito infinito e non è più rappresentata dalla sostanza staticamente al di sotto delle cose ricoperte dalla loro apparenza fenomenica. L'idea del vendere è l'opposto di quella del comprare, ma l'una non può sussistere senza l'altra, ed entrambe sono contenute nell'idea del commercio (sintesi) che le mette in correlazione. Hegel sostiene che la filosofia è simile alla Nottola di Minerva[32] (una specie di civetta, uccello sacro alla dea Minerva (Atena), la quale nasce dal cervello di Giove e rappresenta la sapienza) che inizia il suo volo solo al crepuscolo, quando il sole è già tramontato. E se il reale è razionale, per Hegel la filosofia deve sostanzialmente accettare la realtà presente, senza contrapporre ad essa degli ideali alternativi (poiché la realtà, sostanzialmente, è già come deve essere). Il fiore nega la realtà del seme ma dà senso alla vita del seme, traduce la sua fine in una vita ulteriore e più progredita. Queste tesi vengono approfondite in una più ampia prospettiva storico-teorica nella Ideologia tedesca (1845-46), redatta con Engels, in cui alla astrattezza filosofica della sinistra hegeliana e di Feuerbach, tacciati di voler cambiare la realtà con la semplice critica delle idee, si contrappone la concezione materialistica della storia. Hegel critica in particolare la filosofia morale e la filosofia del diritto di Kant, che concepiscono solo astrattamente i rapporti tra l'individuo e lo Stato[10]. La filosofia non ha il compito di trasformare la società, di determinarla o guidarla, ma di spiegarla. Di ben altro avviso gli interpreti del Novecento francese, come Alexandre Kojève e Jean Hyppolite, che descrivevano la concezione hegeliana della vita e della storia come un pantragismo, a motivo del carattere sempre irriducibilmente lacerato della coscienza e … Appunti utili per l'esame di Storia Moderna in cui si analizza il testo "Alle origini dell'età moderna". Il cittadino greco si identificava nella vita dello stato e della chiesa. ««In questa rinuncia della ragione a se stessa il concetto della verità va perduto. Da ciò se ne deduce che per Hegel la Realtà è infinita, è un Soggetto che tiene i fili della storia e che parla attraverso i suoi uomini, quegli uomini che la storia l'hanno sempre fatta in prima persona, che come strumenti nelle mani di questo ineluttabile essere supremo, ne operano il naturale svolgimento. Appare immediata la contrapposizione sussistente fra Hegel e gli Illuministi: mentre Hegel crede nell'identità fra ragione e realtà, gli illuministi assumono la ragione come unico giudice della realtà, ragione finita e parziale. Hegel afferma che «la filosofia è il proprio tempo appreso con il pensiero». Occorre aggiungere qualche chiarimento alla concezione hegeliana della storia. Tutto in modo coerente a ciò che diceva Aristotele, per il quale ciò che è primo al pensiero è ultimo nell'essere, e viceversa. Inoltre Hegel critica l'atteggiamento individualistico dei romantici, che chiudendosi narcisisticamente in sé stessi, perdono ogni contatto con il mondo. Nei Romantici è il sentimento, la fede, l'intuizione, che Hegel definisce come «romantiche fantasticherie», a primeggiare su qualunque altra facoltà umana. Essa, infatti, è costituita da parti, le quali singolarmente non esistono, ma insieme formano il Tutto (Il Tutto al di sopra della Parte). Occorre quindi una nuova religione in grado di conciliare con l'amore la vita politica con quella religiosa, l'umano col divino. Questo fenomeno pregresso della storia dell'uomo è così descritto da Hegel: «Questa coscienza infelice scissa entro se stessa è così costituita che, essendo tale contraddizione della sua essenza una coscienza, la sua prima coscienza deve sempre avere insieme anche l'altra. Il giovane Marx) e presenta poi, attraverso tutta la documentazione occorrente, il nucleo della Concezione materialistica della storia (IV). Invero a questa coscienza osservativa quel concetto non è l'essenza propria dell'organico; anzi, a quella coscienza medesima il concetto cade fuori dell'essenza, e quindi è poi soltanto quell'estrinseco rapporto teleologico. Ciò significa che una parte di finito presa singolarmente per Hegel non esiste. Una religione popolare e priva di dogmi era quella dell'Ellade antica dove il sacerdote svolgeva anche una funzione pubblica. In Hegel avviene l'opposto e questo non per una conversione a rovescio, dalla religione alla filosofia, ma perché egli trova un concetto di filosofia nuovo capace anche di risolvere i problemi religiosi. Andando oltre la teodicea di Leibniz, secondo Hegel il male presente in ogni aspetto dell'esistenza, il pantragismo, rientra nell'ottimismo dialettico in cui la negatività viene conservata e superata dalla sintesi della razionalità, il panlogismo. Kant intende questa operazione come opportuna prima di addentrarsi nella conoscenza di Dio, anima e mondo, che sarebbero una vana fatica se prima si dimostrasse che sono inconoscibili. La realtà è la storia da cui la filosofia non può essere scissa, ma anzi comprende cioè che l’andamento storico diviene. Il concetto di dialettica, nella tradizione filosofica, ha ricevuto significati diversi. Da ciò si può dedurre l'importanza e rilevanza che il metodo materialistico dialettico assume nelle sue varie forme oggi, periodo storico di capitalismo globale e "totale". ... Hegel ha il merito di aver trattato in modo interessante la filosofia della storia. Voce principale: Georg Wilhelm Friedrich Hegel. La ragione (Vernunft), per Hegel non è esclusivamente un mezzo legato alla mente umana, ma come intelletto (Verstand), è un principio metafisico. Queste due correnti si dividono sia sulla concezione della filosofia, sia per quella della politica. È pertanto un linguaggio un po' più complesso che nell'Enciclopedia delle scienze filosofiche è così spiegato: Il 1º momento intellettivo astratto consiste nel considerare i concetti opposti del pensiero come del tutto distinti e separati gli uni dagli altri. Questo in realtà, ha tre significati etimologici: 1º "togliere" (auf), 2º "sollevare/raccogliere", 3º "conservare superando" (hebung). Pur vivendo nel medesimo periodo storico, bisogna ricordare che Hegel non è un romantico, bensì un idealista. Per comprendere meglio questa teoria, esaminiamo come in essa si vengano a configurare i rapporti tra individui, classi sociali e Stato. Il soggetto inteso come attività, processo, automovimento, rappresenta un'acquisizione moderna resa possibile ad Hegel dalla scoperta di Kant dell'"io penso" (l'appercezione trascendentale). In tal modo, mentre essa ritiene di aver conseguito la vittoria e la quiete dell'unità, deve immediatamente venire cacciata da ciascuna delle due coscienze.[19]». Infatti, un periodo storico può essere pienamente compreso solo al termine del suo sviluppo, quando ha espresso tutte le sue potenzialità. L'intelletto è il pensiero astratto, la ragione è il pensiero concreto. I vari momenti (tesi, antitesi e sintesi) si succedono logicamente gli uni agli altri. Si tratta di rendere sistematico e organico il processo descrittivo di "ricapitolazione"[30]. Sennonché Hegel pensa che anche nella natura e nella storia la sintesi sia sempre il solo momento concreto, mentre tesi e antitesi restano astratti una volta superati. La logica, suddivisa a sua volta in dottrina dell'essere, dottrina dell'essenza e dottrina del concetto; La filosofia della natura, ripartita in meccanica, fisica e organica; La filosofia dello spirito, che studia lo spirito soggettivo, oggettivo e assoluto. Nel saggio Fede e sapere, pubblicato nel 1802 sul "Giornale critico della filosofia", diretto insieme con Schelling, Hegel critica, oltre Kant e Fichte, anche Jacobi il cui fideismo esprime la dottrina del sapere immediato, senza le mediazioni razionali, facendo un salto dal soggetto all'oggetto senza cogliere la razionalità che, superando metodicamente l'opposizione tra soggetto e oggetto, perviene allo stesso risultato. Nel periodo trascorso a Berna e a Francoforte, dal 1794 al 1800, Hegel redasse i saggi pubblicati postumi nel 1907 a cura di Herman Nohl col titolo di Scritti teologici giovanili.[3]. 5-6 (maggio-giugno 2013), pp. Ciò che è necessario è "in sé" relazione assoluta. La vita e la storia dell'uomo sono indubbiamente caratterizzate da drammi, fratture, contrasti e contraddizioni; tuttavia tali fratture sono necessarie, altrimenti la vita e la storia stesse verrebbero del tutto meno. oltre ad affrotare temi più storiografici, i … 264-285 (ISSN 0032-423X) Quindi la necessità è "in sé" un'unica essenza identica "con sé". Lo stesso Hegel dice: "l'interesse della Ragione è raggiungere una sintesi unificata", cioè l'unione tra in sé (Tesi) e per sé (Antitesi). È sulla base di questa nuova visione dell'Assoluto che si possono intendere le critiche di Hegel alle filosofie precedenti di Kant, Fichte e Schelling. Per spiegare ciò che una cosa è bisogna chiarire ciò che essa non è. Secondo Hegel, se isoliamo totalmente un concetto dal suo opposto, questo concetto perde di significato e addirittura si confonde e si rovescia nel suo opposto. della tradizione occidentale. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 30 dic 2020 alle 18:29. Si potrebbe pertanto dire che Hegel, più che essere separato dai Romantici, è piuttosto un momento a sé particolare di quel periodo. Compito della filosofia è prendere atto della realtà storica e giustificarla con la ragione. Dopo la morte di Hegel (1831) i suoi allievi pubblicano il materiale dei suoi corsi, fra cui vi è il componimento intitolato Lezioni sulla filosofia della storia.In questi scritti apprendiamo come per Hegel lo Spirito oggettivo è la realizzazione dello Spirito ,nella storia, come diritto, come moralità e come eticità. Tramite essa poi si supererà quella scissione tra il cittadino e lo Stato e tra il fedele e la Chiesa che segna la crisi del popolo tedesco. La produzione è la base reale della storia umana: «Finora tutta la concezione della storia ha puramente e semplicemente ignorato questa base reale della storia, oppure l'ha considerata come un semplice fatto marginale, privo di qualsiasi legame con il corso storico. un Soggetto che tiene i fili della storia e che parla attraverso i suoi uomini, Per quel che concerne la politica: la Destra hegeliana (conservatrice) sostenne, grosso modo, che lo Stato prussiano, con le sue istituzioni e le Inconsapevole di essere tutta la Realtà, versa in uno stato di scissione con l'Intero, sperimentando le lacerazioni, le opposizioni, i conflitti che si possono risolvere soltanto con la certezza che, su ogni singola realtà, questa stessa coscienza vi potrà scorgere la sua piena realizzazione come Ragione, ritrovando la piena armonia con l'Assoluto. La realtà è soggetto, attività, automovimento. Con l'avvento del Cristianesimo ecclesiastico e dogmatico si è verificata invece la separazione dell'individuo dalla vita politica e religiosa. Hegel in base a questa concezione può tentare di legare il non senso degli avvenimenti della contingenza, di … Schelling pone l'assoluto in modo a-dialettico, come un'unità astratta priva di concretezza, perciò Hegel afferma che il suo concetto dell'Assoluto è paragonabile ad una notte in cui tutte le vacche sono nere[14]. Il negativo è l'ostacolo su cui si esercita la libertà dell'uomo e il progresso dell'umanità. Hegel riproporrà infine l'intero percorso, sia quello individuale che quello dello stesso Assoluto, nella Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio. Nello scritto Religione popolare e cristianesimo (1794), la religione popolare (Volksreligion) è quella che Hegel definisce soggettiva perché impegna la fantasia e il cuore della singola persona ed è insieme pubblica, perché s'identifica con i costumi e le istituzioni di un popolo, come avveniva nella religione della polis greca. Quest’opera è importante in particolare in quanto contiene la prima esposizione della concezione materialistica della storia, da cui Marx ed Engels sviluppano la critica, per loro definitiva, alla filosofia giovane hegeliana all’interno della quale si erano formati. I periodi di felicità sono in essa pagine vuote»[39] e con il parlare di [Geschichte als] Schlachtbank, del «[banco da] mattatoio della storia». Infatti, il bene è tale solo in rapporto al male: chi non conosce il male non conosce nemmeno il bene. Il filosofo è sollecitato a ricercare le basi per una 'riconciliazione' tra soggetto e oggetto, … Storia: è la dialettica tra i vari stati e rappresenta l’evoluzione dello spirito nel tempo. Dialettica: Hegel e Marx CHE COS'E' LA DIALETTICA HEGELIANA Ma è davvero così? Il Cristianesimo è invece una religione privata e soggettiva, vissuta cioè, in quanto privata, in un rapporto personale tra l'individuo e Dio, ma è anche oggettiva, ossia fondata sugli scritti testamentari e su dogmi ed è tutelata e prescritta da un ceto particolare, separato dal resto dei cittadini, il clero. Infatti, nella famosa sezione dedicata all'"astuzia della ragione" (List der Vernunft), nella "Introduzione" alle Lezioni sulla filosofia della storia (1837), Hegel distingue, L'ottimistica visione esistenziale svanisce davanti alla constatazione del persistere della coscienza infelice nelle singole soggettività in preda dell'Assoluto, vittime passive d'un fatalismo storico che sfrutta gli individui per il suo presunto progresso provvidenziale. Nell'Enciclopedia scriverà che « [...] la filosofia del sapere immediato va così oltre nelle sue astrazioni che vuole la determinazione dell'esistenza inseparabilmente congiunta, non solo col pensiero di Dio, ma anche con le rappresentazioni del mio corpo e delle cose esterne...la differenza tra l'affermazione del sapere immediato e la filosofia si riduce a questo...che si contrappone al filosofare.»[15] E altrove, ironicamente, scriverà che il salto mortale di Jacobi[16] dall'uomo a Dio è mortale... solo per la filosofia. • La realtà non è una sostanza statica: la categoria fondante della realtà hegeliana è proprio il divenire. Qui vale la figura del cerchio dove come nell'unità indifferenziata ogni punto si confonde con il precedente. Invece, le manifestazioni particolari dell'esistenza (ciò che è contingente e inessenziale) non sono veramente reali. Il movimento nel quale la coscienza inessenziale si adopera a raggiungere questo esser-uno è un triplice movimento, secondo la triplice relazione che essa assumerà in rapporto al suo al di là che ha forma e figura: in primo luogo come coscienza pura, poi come essenza singola, comportantesi verso la effettualità come appetito e lavoro, e in terzo luogo come coscienza del suo essere-per-sé.[20]». La filosofia non deve prefiggersi di trasformare la realtà, come dirà Marx. La logica è « esposizione di Dio, com’egli è nella sua eterna essenza prima della creazione della natura e di uno spirito finito » [Scienza della Logica, Int.] La concezione della storia in Hegel Tra filosofia e storia, secondo Hegel, c’è un forte collegamento; la sua è una concezione positiva della storia che conduce sempre verso la libertà. Nel Frammento di sistema sono già introdotti alcuni termini che diverranno centrali nella filosofia hegeliana: finito, infinito, momento, dialettica, intelletto, ragione, spirito. Nella sua processualità la relazione si nega e si supera [Aufhebung] in assoluta identità. La Coscienza individuale ripercorre tutte le tappe dello Spirito Assoluto, e dopo molti travagli, viene ad identificarsi con esso. Una volta trasferita dal mondo dei concetti a quello della natura e della storia, la dialettica si svolge logicamente. Per Fichte dialettico è lo sviluppo dell'Io che procede attraverso tre momenti: uno positivo (tesi), uno negativo di opposizione (antitesi), e uno di conciliazione degli opposti tramite limitazione (sintesi). La realtà è la storia da cui la filosofia non può essere scissa, ma … Ma la dialettica è anche la legge della realtà, cioè chiave stessa dell'universo, dato che la realtà (la natura e il mondo umano della storia) è una manifestazione della razionalità. Secondo Hegel la libertà individuale non esiste e tutto è determinato nello Spirito e dallo Spirito, che è anche Ragione, Essere e Idea e, insieme, il Dio di Platone, quello di Plotino, di Proclo e di Spinoza, panteistico e panenteistico. Per Hegel Kant che ha ridotto la conoscenza filosofica a una mera indagine sulle forme -gli strumenti e le capacità soggettive del conoscere- vuota di contenuto. Con l'ampliarsi della materia trattata, il testo si trasformò in un'esposizione dell'intero sistema: da qui le confusioni e le oscurità che caratterizzano l'opera. Hegel ha sostenuto che "Gesù ha essenzialmente insegnato l'imperativo categorico kantiano": «Fate che valga per voi quel che volete che valga come legge universale fra gli uomini».[4][5]. Smentendo quanto sostenuto negli scritti precedenti - del resto non destinati alla pubblicazione - ne Lo spirito del cristianesimo e il suo destino (1799) Hegel afferma la superiorità della legge morale di Gesù sulla legge kantiana del dovere, vista come un'etica ebraica interiorizzata. Hegel lo riscontra nel semplice prendere atto della realtà quale essa sia. Ad esempio, il mercato è solo una delle componenti di una sintesi più vasta, la società, e questa di una sintesi ancora più ampia, lo Stato, ecc. L’espediente ricercato dai rappresentanti della destra hegeliana (cfr. Hegel, infatti, distingue fra reale ed esistente. L'Aufhebung (il Superamento) è possibile se, come dice più avanti con la fusione dell'effettualità reale con l'autocoscienza: «Tale coscienza deve pertanto innalzare all'assoluto divenir-uno il rapporto inizialmente esteriore verso quell'intrasmutabile figurato, come fosse un'effettualità estranea. A Roma la filosofia si diffonde solo al tramonto della repubblica e col regime dittatoriale degli imperatori, ecc. Infatti nel terzo momento gli opposti sono tolti dal loro isolamento e conservati nella loro unità per il superamento.

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