metafisica dei costumi analisi

La teoria kantiana della motivazione morale nella 'Fondazione della metafisica dei costumi'. Supponiamo ora che uno dei non solo consideri l’altro come un mezzo ma soprattutto come un fine (come in un rapporto, diciamo, canonico). con l'antropologia pratica, con la teologia, con la fisica, di massima importanza per l’esecuzione dei Eppure rimane pur sempre il fatto che è un soggetto reale che in condizioni spesso di conflitto con altri deve prendere decisioni che non si esauriscono nella definizione di una “legge universale” perché inevitabilmente il problema, appunto, è che non si prendono decisioni esclusivamente in vista di un fine così superiore alla maggior parte delle persone. Tuttavia è chiaro che entrambi sono un mezzo prima di tutto rispetto all’altro. Nonostante il fatto che alcuni considerano la sua opera principale la prima critica (compreso il sottoscritto), concepito come il più grande capolavoro filosofico di ogni tempo, Kant ha sempre tenuto fermo il problema morale. La fondazione della metafisica dei costumi è un testo quasi elegante anche sotto il profilo filosofico-letterario, per così dire. Fondazione della metafisica dei costumi. a cura di V. Mathieu, Rusconi libri La “Fondazione della metafisica dei costumi” è preceduta dalla “Critica della ragion pura” e seguita dalla “Metafisica dei costumi”. legge morale (a priori) e regola pratica. Kant, Immanuel; (1787), Critica della ragion pura, Torino: Utet. Di fatto, l’istinto è ciò che guida la ragione, alternativamente, la ragione da sola non è in grado di guidarci verso la massimizzazione della soddisfazione. Non dice, però: “agisci in modo da considerare l’umanità mai come mezzo” ma dice “sempre anche come fine e mai come semplice mezzo”. Ho tentato in un altro articolo di riconsiderare la posizione kantiana in un’ottica meno incline a ridursi al solo aspetto dell’autodeterminazione della razionalità da parte della volontà, quest’ultima riconsiderata all’interno di una metafisica spinoziana (in parte) che, certamente, non sarebbe stata pienamente apprezzata da Kant. LA PRATICA DELLA MORALITA NELLA METAFISICA DEI COSTUMI 85 pratica alla natura umana (il tema portante dell intera Metafisica dei costumi).1 b op portuno precisare che «il permesso di limitare una massima di dovere attraverso l'al tra»2 va inteso come una conseguenza del fatto che, nell'adottare i … Abrams J.J. Save for Later. (ii) Anche ammesso e non concesso che un tale sguardo da nessun luogo sia possibile, non si vede perché dovrebbe essere illuminante rispetto alla mia posizione personale, nella misura io invece sono costitutivamente legato alla mia posizione personale nel mondo. (quando trasgrediamo un dovere, riconosciamo la validità dell’imperativo categorico, solo che facciamo La libertà non è incompatibile con la necessità naturale nel senso che l’idea della necessità naturale è generata dall’intelletto (che fornisce l’unità nell’esperienza) insieme alla ragione (che estende l’esperienza anche al di là di quanto offerto dall’intelletto) e non è in contrasto con la possibilità che l’essere razionale, in quanto noumeno, possa effettivamente determinare la sua azione esclusivamente sulla base della ragione: L’uomo è uno dei fenomeni del mondo sensibile ed è quindi anche una delle cause naturali, la cui causalità deve sottostare alle leggi empiriche. In secondo luogo, per Kant, la morale ha come oggetto qualcosa di diverso che una sensazione di piacere, per quanto estesa e perfetta possa essere. Il punto nodale è che l’essere razionale finito non può determinare con certezza ciò che lo conduce alla felicità sia rispetto al tempo sia rispetto all’istante immediato. Il valore morale si rivela quando l'azione è compiuta per dovere [Vuoi scaricare l’aritcolo? [11], Le massime pratiche di natura ipotetica sono tali appunto perché suppongono uno scopo che è determinato in modo vago ed è interamente inconoscibile ma, allo stesso tempo, è desiderabile in quanto indotto dalla nostra componente sensibile. In questo senso, l’azione determinata sulla base della massima pratica è buona soltanto condizionatamente, perché dipende dalla bontà dello scopo: “L’imperativo ipotetico dice, dunque, soltanto che l’azione è buona per una qualche finalità, possibile o reale. Per Kant, invece, è addirittura un assunto della morale. Il comando della ragione prescinde dalle singole inclinazioni proprio perché stabilisce che una massima della ragione è tale solo a condizione che essa sia desiderabile come legge universale. Per Kant la separazione tra moralità e felicità, intesa come forma di soddisfazione sensibile di un soggetto, è netta. event : event, Ha dedicato numerosi articoli e volumi all’analisi e all’interpretazione della filosofia moderna e contemporanea, il più significativo dei quali è A History and Interpretation of the Logic of Hegel (Lewiston, N.Y., The Edwin Mellen Press, 1992). naturale (non dalle autorità). Quale è il limite concepibile allo sfruttamento degli altri? Infatti, la volontà che cerca nella ragione consiglio si orienta all’interno dei limiti che la ragione stessa gli comanda. La risposta sembrerebbe negativa, perché partorita dalla reciproca idea di massimizzare il reciproco piacere. L’essere razionale, universalmente legislatore di tutte le massime della sua volontà ci porta al ", Copyright © 2021 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved, Università degli Studi di Napoli Federico II, Università degli Studi di scienze gastronomiche. Contributing Institution Una massima non è altro che l’espressione di un particolare tipo di comando. D’altra parte, le opere maggiori di Kant sono molto vicine e questo lascia intendere che il Filosofo fosse impegnato in una serie di riflessioni parallele circa la generale visione della ragione, concepita nelle sue varie forme (epistemica, morale ed estetica). morale). [5] La prima critica, vertice della filosofia Occidentale, è comunque un testo assai ostico, a tratti estremamente difficile. Star Wars 7: Non Male! Prima versione italiana. Proprio perché la formulazione dell’imperativo categorico, come vedremo, non ha in sé alcuna determinazione della sensibilità ed essendo esteso ad ogni essere razionale, esso può essere il comando capace di fondare la volontà buona. He is a passionate chess player and (back in the days!) Prima di passare, allora, ad una maggiore caratterizzazione dell’oggetto della legge morale (il regno dei fini), vale la pena considerare i tratti comuni dei tre imperativi che si distinguono, secondo Kant, solamente in base alla forma ma non al contenuto che essi individuano e che sono, per tanto, funzionali esclusivamente per chiarire aspetti differenti del medesimo oggetto: I tre modi su esposti di rappresentare il principio della moralità non sono, in fondo, se non altrettante formule di una medesima legge, ognuna delle quali racchiude in sé le altre due. Partner HathiTrust. Uno dei dubbi da spazzare via è che la ragione abbia in sé solamente questa parte all’interno della moralità, che verrebbe così ridotta ad un calcolo strumentale per massimizzare il piacere e minimizzare il dolore, come per altro era supposto da Epicuro, Spinoza, almeno in parte Hume e sicuramente i successivi utilitaristi. E la libertà rientra all’interno delle condizioni di limite: si può dimostrare che essa è compatibile con la necessità naturale ma rimane indimostrabile dalla ragione in quanto quest’ultima fonda la sua conoscenza esclusivamente sull’esperienza possibile formulata a partire dall’uso dell’intelletto e delle sue categorie: “In base a questo metodo [scettico], è possibile sbarazzarsi a buon mercato della gran confusione dogmatica, per introdurre al suo posto una critica controllata, che dovrà, in quanto elemento catartico, espungere felicemente ogni vana presunzione, assieme alla saccenteria che sempre le si accompagna”. Collana I classici del pensiero. Whether you've loved the book or not, if you give your honest and detailed thoughts then people will find new books that are right for them. La volontà di compiere Anche se i beni esteriori potrebbero favorire la volontà buona, non sono buoni in senso assoluto Questo terzo imperativo chiarisce in modo più preciso, per noi esseri umani, lo scopo definito dalla ragione per la volontà: quale che sia la decisione che devi prendere, ricordati di considerare le altre persone (esseri razionali) sempre anche come fini e mai solo come mezzi. Il problema era stabilire se l’essere dotato di ragione che formula giudizi nella forma “io penso” sia libero oppure no. Questo emerge proprio anche nella prima critica (almeno nella seconda edizione), in cui più di una volta Kant anticipa alcune sue tesi morali, soprattutto rispetto alla formulazione del dovere. La sua risposta, sostanzialmente, è la seguente. Inoltre, la capacità pratica della ragione induce alla formazione di nuovi bisogni, a loro volta da soddisfare e, così, non solo non è efficace sul lungo periodo ma pure sembra complicarsi la vita da sola. Tutto questo naturalmente suona molto astratto e anche Kant, forse, doveva pur rendersene conto. Supponendo che entrambi non hanno alcuna intenzione di prolungare la relazione oltre il rapporto occasionale e che alla fine effettivamente abbiano il loro “incontro”, come si dovrebbe valutare questo atto? Kant parla di “regno dei fini” per intendere l’insieme degli esseri che rispettano tutte le medesime leggi (regno) morali (dei fini): Per regno intendo il collegamento sistematico di diversi esseri razionali mediante leggi comuni. è la cosa ritenuta buona senza limiti: a nulla servirebbe possedere i talenti dello spirito o i doni della Ora, gli imperativi in genere comandano, o ipoteticamente, o categoricamente. La metafisica dei costumi ricerca una volontà pura possibile, non le azioni del volere (di cui si occupa la psicologia). Egli è autore di numerosi saggi e di diversi articoli in riviste internazionali. Intanto, c’è l’ambiguità di considerare questa azione come il risultato di una legge che valga per tutti. Intuitivamente, quando una persona vuole far qualcosa è come se si dicesse “Se vuoi fare x allora devi fare y”. volontà soggettiva dell’essere razionale (volontà umana). Quest’ultima ha una genuina attrazione per la persona di fronte ma non così tanto da considerarla esclusivamente come un fine. Struttura de Per la pace perpetua Un progetto filosofico di Immanuel Kant, 2. Kant all'inizio di questa prima sezione prende in considerazione il concetto di "volontà buona" che La ragione di cui siamo dotati, che comunque influisce sulla volontà, è pertanto e il suo movente a posteriori (materiale). Lo scritto è la “metafisica dei costumi” La filosofia indica le premesse e i principi per conoscere la politica cioè di concepire i comportamenti degli individui. Nulla potrebbe aggiungere né togliere, a questo valore, il fatto di riuscire utile o infruttuoso…, L’etica di Immanuel Kant è giustamente considerata ancora oggi uno dei fondamenti della filosofia morale e uno dei vertici dell’intera storia della filosofia. Una morale razionale è possibile a condizione che la ragione non si limiti a formulare principi pratici in vista di fini indotti dalla sensibilità. Download Full PDF Package. Innanzi tutto, la morale non ha come scopo fissare un insieme di norme empiriche (massime o imperativi ipotetici) che garantiscano il raggiungimento della felicità.

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