chiesa san domenico maggiore pianta

La cassa lignea barocca, riccamente decorata con sculture e rilievi, presenta la mostra divisa in tre campi, all'interno di ciascuno dei quali si trova una cuspide di canne di principale con bocche a mitria. Voluta da Carlo II d'Angiò ed eretta tra il 1283 e il 1324, divenne la casa madre dei domenicani nel regno di Napoli e chiesa … [9] Inoltre è presente un'opera di Filippo Vitale coadiuvato da Pacecco De Rosa, Madonna del Rosario che appare a san Carlo Borromeo e a san Domenico, e due tele di Mattia Preti, Nozze di Cana e Cena in casa di Simone. La cappella apparteneva ai Carafa della Stadera sin dal Quattrocento. Altre opere che caratterizzano la cappella sono i monumenti funebri di inizio Seicento eseguiti da Ludovico Righi e dedicati uno a Bernardo e l'altro a Corrado Capece, quest'ultimo scolpito con la collaborazione di Girolamo D'Auria alla cui mano spetta sicuramente la statua del defunto. La quinta cappella è quella di san Bartolomeo ed è appartenuta sin dal Trecento alla famiglia Carafa della Spina. Voluta da Carlo II d'Angiò ed eretta tra il … Vi si può accedere anche dalla Piazza San Domenico Maggiore … Quest'ultimo è caratterizzato da altari e sepolcri databili dal Trecento al Cinquecento e vede nella seconda cappella sul lato destro l'accesso agli antichi ambienti della ex chiesa di San Michele Arcangelo a Morfisa, nella quale è presente tra l'altro anche l'ingresso/uscita che dà su piazza San Domenico Maggiore. Il convento di San Domenico fu edificato nel corso del XIV secolo circa cinquanta anni dopo la Chiesa di San Domenico Maggiore. Dopo i fatti relativi alla congiura dei baroni, la cappella passò ai Bonito i quali chiamarono per l'occasione il carrarese Giuliano Finelli per eseguire la scultura di san Bonito presente sull'altare maggiore. Pianta della città di Napoli al 1628 ... detta Chiesa di S. Giovanni Maggiore, ch’è posto dietro la Cappella del Santissimo Crocifisso, come si vede qui designavo, ove si scuopre chiaramente ... Chiesa e Monastero di San Domenico Maggiore … I Muscettola possedevano un cospicuo numero di opere d'arte, anche di particolare valore, che fecero immediatamente collocare nella cappella non appena avvenuto il passaggio di proprietà di quella che fino ad allora era la cappella di san Giuseppe. La zona absidale, ideata da Nicola Tagliacozzi Canale, vede insistere alle spalle dell'altare maggiore la sontuosa cassa barocca dell'organo[15] (databile 1715) che ha occupato lo spazio in cui erano collocate prima le sepolture dei re aragonesi, andate quasi distrutte durante l'incendio del 1506, e sostituendo altri due organi preesistenti. These cookies do not store any personal information. [6], La cappella del Rosario è la prima a sinistra dell'abside. Ancora, si trovano nella cappella: la tomba di Galeotto Carafa (1513) di Romolo Balsimelli[7] e la tomba di Filippo Saluzzo (1846) di Giuseppe Vaccà, oltre alle quattro grandi tele del De Vivo di inizio Ottocento, Creazione della luce, Adorazione dei magi, Visita della regina di Saba a Salomone e Ingresso della famiglia di Noè nell'arca. Sopra l'altare maggiore settecentesco è collocata una tela attribuita alla bottega di Jusepe de Ribera raffigurante il Martirio di san Bartolomeo. Ai piani superiori al primo sono gli ambienti privati dei frati domenicani e una cappella utilizzata per alcune funzioni religiose. Nelle due pareti laterali, infine, sono i monumenti funebri a Iacopo e Vincenzo de' Franchis, eseguiti sempre dal Malasomma. La seconda cappella è intitolata a san Giovanni Evangelista. Altri elementi decorativi della cappella sono gli stemmi familiari, lapidi commemorative settecentesche, una tela di fine Cinquecento raffigurante il Martirio di san Lorenzo di autore anonimo e due dipinti attribuiti al fiammingo Wenzel Cobergher. I lavori eseguiti dal pittore siciliano furono: sulla parete di fondo, la scena del Calvario; nella volta, quattro riquadri raffiguranti Scene della Passione di Cristo e otto scene più piccole raffiguranti invece i Misteri della Passione; infine, dieci tondi raffiguranti putti con i Simboli del martirio di Cristo.[2]. Su essa tuttavia non si apre l'ingresso primario all'edificio, bensì, uno (chiuso al pubblico) posto al centro della facciata, sotto il balcone quattrocentesco con stemmi dei Carafa e sul livello della strada, che conduce alla cappella Guevara di Bovino (o Succorpo) sottostante l'abside ed un altro invece. Chiesa di San Domenico Maggiore Passeggiando per il centro storico di Napoli, dove Spaccanapoli incontra Mezzocannone, si giunge in Piazza San Domenico Maggiore una delle più caratteristiche e … La prima pietra viene posta il 6 gennaio del 1283 e i lavori si protraggono fino al 1324. Alla trasformazione delle coperture seguì un rivestimento delle pareti ed una doratura degli archi e dei capitelli, ottenendo uno stile lontano dagli originali stili gotici. Voluta da Carlo II d'Angiò ed eretta tra il 1283 e il 1324, divenne la casa madre dei domenicani[1] nel regno di Napoli e chiesa della nobiltà aragonese. La prima pietra fu posta il 6 gennaio del 1283, con i lavori che si protrassero sino al 1324, seguiti nella fase definitiva dagli architetti francesi Pierre de Chaul e Pierre d'Angicourt.[2]. Elementi di pregio della cappella sono il pavimento in marmo con al centro lo stemma della famiglia ed i sepolcri laterali di Cosimo Pinelli e Giustiniana Pignatelli, moglie di Galeazzo Francesco Pinelli. La basilica di San Domenico Maggiore è una chiesa monumentale di Napoli sita in posizione pressoché centrale rispetto al decumano inferiore, nella piazza omonima. Sulla parete esterna di sinistra, prima della successiva cappella Blanch, è invece il monumentale sepolcro a Rainaldo Del Doce, eseguito da Tommaso Malvito e Giovanni da Nola, prima presente nel cappellone del Crocifisso; sopra di esso è un'ancona marmorea databile a cavallo tra il XV e XVI secolo al cui lato è infine la lastra sepolcrale trecentesca di Filippo d'Angiò, opera di Tino di Camaino. [15] La cappella di San Domenico ha ospitato per lungo tempo una tavola duecentesca raffigurante una delle primi immagini di san Domenico (oggi nel cappellone del Crocifisso), mentre conserva ancora il monumento funebre a Tommaso Brancaccio, opera di Jacopo della Pila di fine Cinquecento, frammenti di altri sepolcri del Quattro-Cinquecento collocati alle pareti e sul pavimento maiolicato ottocentesco, e, sulla facciata principale, la macchina delle Quarantore. Va infine ricordato che nella cappella è presente anche il sepolcro ottocentesco di Fabrizio Ruffo, cardinale che guidò un esercito popolare contro quello francese e partenopeo repubblicano, con scolpito lo stemma dei Ruffo di Bagnara. Sotto la cappella si apre inoltre una cripta che ospita le sepolture di diversi esponenti del casato Carafa e dei loro familiari, tra i quali è anche Ippolita Gonzaga, morta a Napoli nel 1563, moglie del duca di Mondragone Antonio Carafa nonché figlia di Ferrante I Gonzaga, signore di Guastalla e Viceré di Sicilia. I restauri del 1953 eliminarono i segni dei bombardamenti del 1943, ripristinando il soffitto a cassettoni, i tetti, le balaustre delle cappelle, la pavimentazione e l'organo settecentesco e riportando alla luce anche gli affreschi del Cavallini, mentre interventi più recenti (1991) si sono avuti sulla scala esterna in piperno e sulla porta marmorea. Nella parete frontale la prima cappella è quella di San Giacinto, la quale ospita una tavola tardo cinquecentesca sull'altare della Madonna che appare a san Giacinto di Giovanni Vincenzo da Forlì con attorno tavolette ritraenti Storie della vita di san Giacinto. Storia. I chiostri di San Domenico Maggiore in origine erano tre, tali da rendere il complesso talmente tanto esteso da arrivare fino a via San Sebastiano,[5] quasi nei pressi di Santa Chiara. Al primo piano sono disposte alcune delle più importanti sale dell'antico convento: le celle dei domenicani, tra cui quella di San Tommaso d'Aquino, due refettori, la sala del Capitolo ed infine la biblioteca storica. La cappella vide nel corso del Seicento il passaggio della proprietà alla famiglia Muscettola, la quale aveva la proprietà fino ad allora un'altra cappella della basilica, poi scomparsa nei lavori di ristrutturazione seicenteschi. Nell'interno sono visibili decorazioni in marmo bianco databili dalla prima metà del XVI secolo alla prima metà del secolo successivo. Sul lato destro della facciata si innalza il campanile settecentesco mentre accanto ad esso è l'accesso al convento di San Domenico. La cappella Pinelli è la prima sulla parete frontale del transetto; questa venne acquistata nel 1545 dal banchiere genovese Cosimo Pinelli[16], il quale, risiedeva a Napoli oramai già da un ventennio. Nel febbraio del 1921 papa Benedetto XV elevò la chiesa al rango di basilica minore.[4]. [3] Il chiostro di san Tommaso invece è divenuto sede di una palestra comunale mentre quello grande, che un tempo ospitava la sala in cui ha vissuto Giordano Bruno, sede del liceo Casanova. La lunga storia della città si accavalla sotto ai nostri occhi, connotando l’aspetto urbano in modo totalmente originale, ricco com’è … Gli affreschi, commissionati dal cardinale Landolfo Brancaccio nel 1308 circa, raffigurano: Storie di San Giovanni Evangelista, una Crocifissione con la Vergine e san Giovanni dolenti e al loro fianco i santi maggiori dell'ordine domenicano, san Domenico e Pietro martire, Storie di Andrea e infine le Storie della Maddalena.[9]. [6] Un altro invece, in assoluto di più frequente e facile utilizzo, è posto sulla grande scalinata sul lato occidentale, voluta da Alfonso I d'Aragona[1] per la chiesetta romanica di San Michele Arcangelo a Morfisa, e che conduce al transetto destro della basilica; il portale gotico-rinascimentale che decora quest'ultimo accesso risale alla metà del Quattrocento.[1]. Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. Sono inoltre presenti sulla parete di fondo altre opere, come il dipinto Vergine col Bambino su un trono e i Santi Domenico, Caterina e Martino, di fine XVI secolo attribuito al fiammingo Cornelis Semet. Su lato destro invece sono collocate due cappelle, la prima di San Bonito, la seconda di San Domenico. Un tentativo di ripristino invece fu messo in atto con i restauri ottocenteschi di Federico Travaglini, che tuttavia portarono ad un complessivo snaturamento dell'originale spazialità della basilica. Lunedì chiuso. L'ingresso principale alla basilica è invece rivolto a nord e vi si giunge attraverso un ampio cortile posto sul vico San Domenico, sulla cui parte alta dell'arco esterno di accesso allo spazio aperto è collocato in una lunetta un affresco raffigurante La Vergine che offre lo scapolare domenicano al beato Reginaldo della scuola di Pompeo Landulfo, pittore vissuto nella seconda metà del XV secolo. La basilica di San Domenico Maggiore è una chiesa monumentale di Napoli sita in posizione pressoché centrale rispetto al decumano inferiore, nella piazza omonima. Tra i corridoi e le sale, sono comunque esposti alcuni manoscritti storici, libri corali in pergamena del Cinquecento e numerosi dipinti, alcuni esposti ed altri in deposito, tra i quali si citano due tele del 1656-1660 di Mattia Preti, San Giovanni Battista ammonisce Erode e Decollazione di San Giovanni Battista; una Maddalena di Cesare Fracanzano; infine diverse pitture del Solimena, Giordano e di altri autori della scuola napoletana del Seicento. Indirizzo: Piazza San Domenico Maggiore, 8 – 80134, Napoli Orari di apertura: Mar-Gio e Dom: 9:30-12. [2][1], La consacrazione della basilica a San Domenico avvenne nel 1255 per volere di papa Alessandro IV, come attestato da una lapide posta alla destra dell'ingresso principale. La chiesa di San Domenico Maggiore, con l’annesso convento, è uno dei più grandi e importanti complessi religiosi della città di Napoli, sia sotto il profilo storico, che artistico, che culturale. La chiesa, che ha subito vari rimaneggiamenti nell’arco dei secoli, si presenta con una pianta a croce con tre navate. Alla parete sinistra è invece il sepolcro di Alessandro Vicentini di Matteo Bottiglieri.[15]. I chiostri di San Domenico Maggiore in origine erano tre, ... (76×33×26,5 m) e presenta una pianta a … La cappella Brancaccio, affrescata da Pietro Cavallini (1309), merita particolare attenzione perché dà l’idea di come si presentava la chiesa nel Trecento. DOMA San Domenico Maggiore. Sorge in piazza San Domenico, nel quartiere di nome Villanova. La loro architettura è visibile pertanto anche esternamente, sporgendo in profondità nella facciata esterna; lo spazio centrale in corrispondenza del portale d'ingresso alla basilica fu così riempito nel corso del settecento dal pronao, in modo da allineare la facciata esterna della basilica. Secondo tradizione nella cappella del crocifisso Cristo parlò a S.Tommaso d’Aquino. SEBASTIANUS PATRI B. M. AN. La sacrestia di San Domenico Maggiore, preceduta da un passeggetto che espone alcune sculture e targhe commemorative, è un'ampia sala di forma rettangolare, decorata in forme barocche del XVIII secolo su disegno di Giovan Battista Nauclerio. In precedenza è stata attestata la presenza del monastero di S. Pietro … LA STORIA. La biblioteca di san Domenico (chiamata all'epoca Libraria di san Domenico) fu considerata fin dal XV secolo una tra le più importanti biblioteche di Napoli, grazie soprattutto a donazioni ed acquisizioni di privati o dei frati domenicani del convento stesso. Questo è tutto ciò che rimane della Cappella Riccio, esistente sino alle trasformazioni ottocentesche[17]. La cappella appartenne anch'essa alla famiglia Carafa, ramo Stadera. In corrispondenza della quinta arcata di sinistra è il pulpito della metà del XVI secolo; il pavimento risale invece ai lavori di Domenico Antonio Vaccaro, che lo rifece ex novo nel 1732.[1]. A look at Gothic style inside Napoli Completed in 1324, Basilica San Domenico Maggiore resides near "Spaccanapoli" in the historic center of Naples, and containing both an older church plus a monastery … In quest'ambiente sono presenti diversi monumenti funebri, su tutti si ricorda il gruppo sepolcrale cinquecentesco della famiglia Rota con al centro il monumento sepolcrale a Porzia Capece datato 1559 di Giovanni Domenico e Girolamo D'Auria presente sulla parete di sinistra[15] ed inoltre, nella facciata, il trecentesco monumento funebre a del Giudice. [2] Sopra l'altare è posto l'originale dipinto duecentesco della Crocefissione, già nel cappellone del Crocifisso della basilica stessa, mentre al lato è una reliquia contenente un osso di Tommaso (un omero), donato al convento dai frati domenicani di Tolosa, dove san Tommaso è sepolto. Proprio in sostituzione della tela del Merisi, nel 1675 fu posta sull'altare un'opera lignea conosciuta come Madonna di Zi' Andrea, che poi ha dato il nome alla cappella. Lo spazio interno ha custodito alcune importati opere che nel corso dei secoli sono state poi spostate in diversi importanti musei d'Europa, come la Madonna del Pesce di Raffaello, poi confluita al Museo del Prado di Madrid, o come la tavola duecentesca della Crocifissione sull'altare, oggi sostituita da una riproduzione fotografica, proveniente dall'antecedente spazio dedicato alla chiesa di San Michele Arcangelo a Morfisa e poi spostata nella cella di san Tommaso d'Aquino al primo piano del convento, o come quella al lato sinistro della parete frontale, dov'era una Deposizione del Colantonio poi spostata al Museo nazionale di Capodimonte. San Domenico Maggiore, uno dei luoghi simbolo di Napoli Il complesso fu la casa madre dei domenicani e della nobiltà aragonese Lungo il decumano inferiore di Spaccanapoli si erge una delle chiese … La terza cappella è quella di san Giovanni Battista. Nella cappella sono presenti inoltre affreschi di Michele Ragolia, un pavimento maiolicato del Settecento ed alcuni bassorilievi marmorei. [1], Il soffitto a capriate originario fu sostituito nel 1670 da quello a cassettoni e dorature, di gusto barocco; al centro è lo stemma domenicano mentre agli angoli sono collocati stemmi vicereali. Dove – Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore … [9] Una porta all'angolo della parete frontale, infine, funge da passaggio per la sacrestia.[9]. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website. Nella cappella sono inoltre presenti altre tele, tra le quali due di Luca Giordano presenti sulle pareti laterali e raffiguranti San Tommaso d'Aquino e San Vincenzo Ferrer. Nella sagrestia, sono disposti 45 feretri contenenti le spoglie dei Re Aragonesi e di personaggi come Don Ferrante d’Avalos, marito di Vittoria Colonna, che vinse e catturò a Pavia Francesco I di Valois. La struttura, rappresenta oggi un perfetto esempio di stile barocco napoletanoe insieme all’adiacente convento, uno dei luoghi simbolo della tradizione architettonica e storica della città. Lo strumento è a trasmissione elettrica, ed ha consolle indipendente avente due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. [9], La settima ed ultima cappella della navata destra è quella di san Tommaso d'Aquino. I sovrani aragonesi elevarono la chiesa di San Domenico a pantheon dinastico, qui infatti si possono ammirarne le loro sepolture, le cosiddette Arche aragonesi. Infatti sono ivi presenti lavori di Girolamo D'Auria come il San Giovanni Battista, posto sulla parete frontale, e il monumento funebre a Bernardino Rota, quest'ultimo eseguito con l'aiuto del fratello Giovan Domenico e collocato sulla parete di sinistra. [2] Nella controfacciata è invece presente il San Tommaso in preghiera di fronte al crocefisso firmato e datato 1727 da Antonio Rossi d'Aversa. [6] Dalla balaustra, infine, due scale elicoidali poste ai lati conducono alla cappella Guevara di Bovino sottostante l'abside, databile intorno alla fine del XVI secolo e su cui è l'accesso centrale della basilica che dà su piazza San Domenico. [6] Di Fedele Fischetti è la tela eseguita nel 1788 e posta sull'altare maggiore raffigurante la Madonna del Rosario. Leggi il nosto post DOMA, il Museo dell’Opera San Domenico Maggiore . Essa nacque come cappella di San Giorgio finché poi non appartenne alla famiglia Capece nel 1549, quando per lo stesso ambiente fu eseguito un dipinto raffigurante il Crocifisso, il cui anonimo autore venne tradizionalmente identificato come un membro della famiglia Capece. Al convento vi si accede dall’ingresso di Vico San Domenico e si sviluppa su tre piani. Nel frattempo, nella volta vi lavorò il Corenzio che eseguì degli affreschi oggi perduti, mentre nell'altare maggiore fu collocata la tela di Caravaggio Flagellazione di Cristo, commissionata proprio da Tommaso de' Franchis (proprietario della cappella) nel 1607. La basilica è ricca di opere d'arte sia scultoree che pittoriche, nonostante i diversi furti che si sono susseguiti nel corso del tempo e nonostante gli spostamenti che hanno visto alcune di queste trovare esposizione definitiva nei poli museali cittadini o esteri. È consigliabile scegliere questa opzione se non si vuole perdere l’effetto del maestoso ingresso della chiesa. La prima cappella della navata sinistra è la cappella di Zi' Andrea. Nella parete immediatamente fuori la cappella, invece, è collocato l'altare Dottonoroso, con un bassorilievo del Cinquecento ritraente San Girolamo nel deserto. La cappella è anticipata all'esterno, nell'angolo destro del transetto, dal sepolcro di Galeazzo Pandone del 1514, sul cui vertice è alto è collocata una Vergine col Bambino di Giovanni da Nola mentre ancora più in alto è il fronte del sarcofago di Giovanni d'Angiò, opera di Tino di Camaino.[15]. Con l'avvento a Napoli di Gioacchino Murat il complesso fu destinato tra il 1806 e il 1815 ad opera pubblica, provocando in questo modo danni alla biblioteca e al patrimonio artistico. La seconda cappella presbiteriale è invece quella dell'Angelo Custode, una volta intitolata a san Tommaso, che prende il nome dall'opera lignea di fine XVI secolo presente sull'altare maggiore e raffigurante un angelo custode. Segue poi la cappella di santa Caterina da Siena, la cui appartenenza spetta, sin dal Trecento, ai Dentice delle Stelle. La chiesa domina l’omonima piazza come una maestosa regina internamente vestita … Sul lato destro è la cappella di san Martino, edificata nel 1508 e dedicata al santo vescovo di Tours. Nella sala accanto invece sono infine arredi sacri, la scrivania e la sedia utilizzata dal santo, alcuni libri storici e una pagina di un'opera scritta di pugno da san Tommaso. La cappella venne intitolata alla Vergine del Rosario nel 1692 e dopo diversi passaggi di proprietà, venne acquistata nel corso del Settecento da Vincenzo Carafa che avviò i lavori di restauro nel 1779 commissionando all'esecuzione degli stessi Carlo Vanvitelli. Altri elementi decorativi nella cappella raffigurano gli stemmi delle famiglie Dentice e Firrao, lastre tombali trecentesche, un tombino sepolcrale del 1564 di Carlo Dentice e Giovanna della Tolfa e un'Adorazione dei pastori di Matthias Stomer. [15], La seconda cappella frontale costituisce invece l'accesso alla ex chiesa di San Michele Arcangelo a Morfisa. La chiesa di San Domenico Maggiore è una chiesa di Napoli, tra le più importanti dal punto di vista storico, artistico e culturale. Per informazioni dettagliate sull’impiego dei cookie invitiamo a cliccare su "Scopri di più”. La chiesa di San Domenico Maggiore , assieme al suo adiacente convento , costituisce uno dei più ‘ grandi ed importanti complessi religiosi della citta’. La Basilica di San Domenico Maggiore è uno dei luoghi sacri più particolari ed interessanti di Napoli, giacchè dietro il suo modesto aspetto si nascondono sorprendenti tesori. Museo San Domenico Maggiore – Immagini da Pagina Social Doma San Domenico Maggiore Napoli Un organo del 1640 a canne è posto al centro della basilica e oltre l’ingresso principale, il percorso si … MDXV.”, chiesa della Confraternita del Santissimo Sacramento, Trionfo della fede sull'eresia ad opera dei Domenicani, Divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa, altare marmoreo di Santa Maria della Neve, Università degli Studi di Napoli Federico II, Memorie di tre celebri principesse della famiglia Gonzaga, Parma, 1787, disposizione fonica dell'organo della chiesa, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Basilica_di_San_Domenico_Maggiore&oldid=117647720, Collegamento interprogetto a Wikibooks presente ma assente su Wikidata, Voci non biografiche con codici di controllo di autorità, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo, Cappella Carafa di Santa Severina (o di San Martino), Cappella Carafa della Stadera (o di San Domenico Soriano), Cappella Guevara di Bovino (sottostante l'abside), Cappella Carafa di Montorio (o del Rosario), Cappella di Santo Stefano o dell'Immacolata, Cappella Carafa della Spina (o di San Bartolomeo), Cappella Carafa della Stadera (o di San Giovanni Evangelista), A cura della direzione centrale per l'amministrazione del Fondo Edifici di Culto, Catalogo mostra. Chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, l'interno, la navata destra, la cappella della Maddalena, la cappella Brancaccio, la cappella di Sant'Antonio Abate, La costruzione della basilica fu voluta da re Carlo II[1] per un voto fatto alla Maddalena durante la prigionia patita nel periodo dei vespri siciliani. [1] In origine la facciata presentava tre ingressi, oltre al principale centrale, anche due minori ai lati poi eliminati nel corso del Cinquecento con le aggiunte delle rinascimentali cappelle dei Carafa e Muscettola scavate nella controfacciata della basilica. La basilica di San Domenico Maggiore è una chiesa monumentale di Napoli sita in posizione pressoché centrale rispetto al decumano inferiore, nella piazza omonima. Altre otto sono invece collocate nel transetto (quattro per lato). Il nome è attribuito dalla presenza sopra il settecentesco altare di un dipinto raffigurante San Domenico Soriano. L'ultima cappella della navata è quella della Madonna della Neve. Dopo la partenza di san Tommaso, l'ambiente fu trasformato in cappella con la conseguente aggiunta marmorea del portale esterno. (adsbygoogle=window.adsbygoogle||[]).push({}). ... e soprattutto per la vastità dello spazio che si allunga fino a spingere l’occhio verso l’altare maggiore, centro focale della Chiesa. La cappella cinquecentesca propone diverse opere pittoriche e scultoree di scuola napoletana. Date: 26 September 2015: Source: Own work: Author: IlSistemone: Licensing . Una volta entrati nell'edificio, il primo ambiente visibile a destra è l'antica sala in cui insegnava San Tommaso, oggi utilizzata ancora per alcune lezioni di teologia, caratterizzata dalla conservazione di diversi libri storici, da un pregevole pavimento maiolicato e da un affresco di Michele Ragolia nella facciata. Restaurato nel 2012 in rispetto alle forme dategli dall'architetto Francesco Antonio Picchiatti durante i lavori di rifacimento eseguiti verso la fine del XVII secolo, il convento si sviluppa su tre piani: a quello di terra si affacciano il chiostro delle statue e la sala di insegnamento di san Tommaso D'Aquino, al primo, invece, la biblioteca, il refettorio, la sala del Capitolo e quella di San Tommaso, nei due superiori invece sono collocati gli ambienti privati dei frati domenicani. La basilica fu eretta secondo i classici canoni del gotico, con tre navate, cappelle laterali, ampio transetto e abside poligonale, e fu realizzata in senso opposto alla chiesa preesistente, vale a dire con l'abside rivolta verso la piazza, alle cui spalle fu aperto un ingresso secondario durante il periodo aragonese. Sull'altare sono presenti due pitture di scuola napoletana quali il San Giuseppe incoronato dal Bambino Gesù retto dalla Vergine di Luca Giordano e più in alto l'Eterno Padre di Belisario Corenzio. La cappella di san Domenico Soriano è la prima a destra dell'abside. L'altare risale al Seicento ed è attribuibile a Jacopo Lazzari e Antonio Galluccio; su di esso era collocata una Madonna col Bambino e san Tommaso d'Aquino di Luca Giordano, poi trafugata nel 1975. Quello principale si trova lungo Vico San Domenico, sul lato destro della struttura. Nella controfacciata sono invece collocate due cappelle aggiunte dopo l'edificazione della basilica e poste ai lati dell'ingresso principale centrale, chiudendo quindi i vecchi accessi laterali della facciata sul cortile esterno. Sul lato sinistro è invece la cappella Muscettola, risalente anch'essa agli inizi del XVI secolo, quando furono chiusi i due ingressi laterali alla basilica. LA BASILICA DEL XIII SECOLO. JURIS CONSULTIS. [15] Gli affreschi del Settecento sono invece opera di Francesco Cosenza. La consacrazione della chiesa avvenne nel 1255 per volere di papa Alessandro IV, come attestato da una lapide posta alla destra dell’ingresso principale. Ven-Sab: 9:30-12 / 16:30-19. Sulla cantoria alle spalle dell'altare maggiore posta a ridosso della parete fondale dell'abside, si trova l'organo a canne della basilica, costruito nel 1973 dalla ditta organaria dei Fratelli Ruffatti riutilizzando la cassa barocca dell'organo costruito nel 1715 dall'organaro Fabrizio Cimino.

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