L'Italia prima della Seconda Guerra mondiale era molto più grande di ora.. le comunicazioni erano più lente ma la base agricola e contadina era comune da Nord a Sud .. una ultima prova che rischia di sparire è proprio l'uso di attrezzi simili nelle differenti cucine regionali o anche solo di paese in paese. Le conseguenze furono gravi, specialmente nei mesi che precedettero il raccolto agricolo del 1918, quando le scorte di cibo tra la popolazione erano abbondantemente finite, e ci fu un'impennata della mortalità, con 30.000 decessi che poterono essere ascritti direttamente o indirettamente al regime di occupazione[181]. Gli stabilimenti industriali coinvolti passarono da 125 nel 1915 con 115.000 operai, a 1976 nel 1918 con oltre 900.000 operai, concentrati prevalentemente in Lombardia, Piemonte, Liguria e nella zona di Napoli, e comprendevano sia grandi che piccole fabbriche, che fornivano ogni genere di armamento richiesto dall'esercito e dalla marina[135]. Il loro ingresso nel campo del lavoro aveva inizialmente suscitato qualche perplessità da parte del sesso forte; a Roma l'impiego delle donne tramviere aveva provocato uno sciopero ad inizio 1917, ma fu facile per gli imprenditori dimostrare che le liste di collocamento erano assolutamente vuote e che, se la produzione doveva continuare ad aumentare, l'unica grande riserva era la manodopera femminile. I termini ‘chiave’ della Prima guerra mondiale FRONTE : la linea lungo la quale due eserciti nemici combattono. Il confronto lasciò subito ampio spazio agli agguati dei sommergibili, alle imprese aeree e in un secondo tempo alle audaci incursioni dei mezzi d'assalto quali i MAS. A Milano nei primi giorni di maggio del 1917 si ebbero gravi incidenti dovuti alle donne venute dalle campagne circostanti, che Turati descrisse in una lettera ad Anna Kuliscioff come manifestazioni dal sapore di «jacquerie», con la differenza che in questo caso erano scese in campo solo le donne, che chiedevano a gran voce la pace e il ritorno dei mariti, e fecero uscire gli operai dagli stabilimenti per la produzione di guerra «non per un sentimento di solidarietà, ma perché questi portavano il bracciale tricolore, indicazione dell'esonero dal servizio militare»[147]. In teoria, il potere dell'imperatore era assoluto, ma di solito governava alla maniera di un monarca costituzionale, basandosi sui consigli dei suoi ministri. Per un intervento a fianco dell'Intesa si pronunziarono via via, i nazionalisti, la destra conservatrice, il centro sinistra repubblicano e radicale, il socialismo riformista e l'anarco-sindacalismo. Dopo il plebiscito che sancì l'assegnazione della regione alla Germania, il corpo di spedizione fu ritirato nel luglio 1923[187]. All'alba la protesta rientrò con l'arrivo di truppe, e furono fucilati sedici indiziati e dodici sorteggiati, poi la brigata tornò in linea[121]. Altri provvedimenti tendevano a ridurre determinati consumi, contraendo i giorni di vendita settimanali: niente carne il giovedì e il venerdì, niente dolci per tre giorni consecutivi alla settimana, e per ridurre il consumo di carta, i giornali, già ridotti a quattro pagine, dovettero uscire parecchie volte al mese su due sole facciate[138]. Un'altra disposizione permetteva peraltro ai soldati di inviare in patria viveri e ogni genere di bene senza particolari licenze, e ciò, unito al fatto che le risorse locali si rivelarono insufficienti sia alla popolazione che per gli occupanti, provocò un'escalation di episodi di razzie che non trovarono opposizione da parte delle autorità occupanti. Anzi intervenne per frenare questi aiuti, facendo per esempio divieto alla Croce Rossa di promuovere raccolte fondi per l'assistenza ai prigionieri; doveva essere chiaro che le loro miserevoli condizioni non meritava alcuna solidarietà[131]. Questo fu anche il ragionamento con cui Cadorna, così come Sonnino, attuarono volontariamente una politica di mancato sostegno ai militari caduti prigionieri nelle mani del nemico, considerati colpevoli di essersi arresi, e per questo lasciati soli e non tutelati dal governo italiano nel tentativo di persuadere eventuali imitatori[116]. I sentimenti patriottici diffusi tra le classi agiate non avevano attecchito nelle classi operaie e contadine, e le difficoltà provocate dalla presenza di un esercito, italiano, austriaco o tedesco che sia, provocava comunque moltissimi disagi e quale fosse l'esercito non faceva differenza. In questo documento venne quindi deciso che il principale sforzo doveva essere diretto verso la frontiera aperta del Friuli, puntando verso Gorizia e Trieste, senza però escludere una parziale invasione del Trentino, incentrando però questa parte del fronte ad un ruolo difensivo a causa delle difficoltà logistiche dell'alta montagna e alla mancanza di un numero sufficiente di armi d'assedio che non avrebbe consentito di espugnare i sistemi fortificati esistenti[46]. Le truppe italiane erano entrate in guerra con in dotazione una maschera antigas di produzione nazionale, la "maschera polivalente a protezione unica", costituita da più strati di garza imbevuti di sostanze chimiche che dovevano neutralizzare l'effetto dei gas: abbastanza efficace contro il cloro, la maschera era però quasi inutile contro alte concentrazioni di fosgene e contro aggressivi chimici più moderni come il difosgene e la difenilcloroarsina, e alla fine del 1917 fu abbandonata in favore della più efficace maschera britannica Small Box Respirator (a sua volta derivata dalla maschera francese M2)[74]. In seguito alla rotta di Caporetto, per le popolazioni friulane e venete iniziò un periodo di occupazione austro-ungarica che durò all'incirca un anno. La situazione alimentare degli imperi centrali era gravemente compromessa e una circolare dell'esercito dichiarò in modo esplicito che le truppe in Italia non avrebbero ricevuto alcun tipo di assistenza dalla madrepatria[180]. L'industria britannica per esempio produsse per il proprio esercito (ma anche per gli eserciti alleati) 21.000 cannoni, 240.000 mitragliatrici, 4 milioni di fucili e 195 milioni di granate d'artiglieria, mentre l'Italia riuscì a produrre oltre 16.000 cannoni, 37.000 mitragliatrici, 3,2 milioni di fucili e 70 milioni di granate d'artiglieria[159]. Luigi Cadorna sapeva bene che allo scoppio delle ostilità a lui sarebbe aspettato il compito di attuare il dettato militare della Triplice Alleanza, secondo il quale l'Italia avrebbe dovuto schierarsi accanto a Germania e Austria-Ungheria, sennonché l'annuncio della neutralità lo sollevò da un vero e proprio incubo, consentendogli di dedicarsi al riassetto dell'esercito in base alle nuove prospettive che si poteva supporre. Allo scoppio della guerra il capo di stato maggiore dell’esercito Cadorna sollecitò il re per intervenire a fianco degli austriaci. Il numero di condanne a morte comminate e di quelle poi eseguite non si può sapere con certezza, anche perché i numeri delle esecuzioni sommarie non sono noti, ma sono state calcolate in circa 4.000 condanne a morte comminate da tribunali militari, quasi 3.000 delle quali in contumacia, e - delle rimanenti - 750 eseguite, 311 non eseguite, a cui vanno aggiunte le decimazioni e fucilazioni sul campo, circa 300[120]. Non è possibile misurare e analizzare dettagliatamente le ragioni, ma è allo stesso tempo palese che una guerra non può essere condotta senza il consenso dei combattenti. Le celebrazioni per il centenario della prima guerra mondiale hanno riportato l’attenzione su quello che è stato uno dei momenti di svolta nella storia della società contemporanea. Il grado di sviluppo economico raggiunto dai belligeranti permetteva loro di mettere in campo grandi masse di uomini, dotate di mezzi di elevata potenza distruttiva e riproducibili industrialmente su vasta scala senza grosse differenze qualitative tra un esercito e l'altro; al tempo stesso, tuttavia, la motorizzazione era solo agli inizi e questo rendeva difficile spostare celermente truppe e artiglieria sul campo di battaglia: gli eserciti si ritrovavano così ammassati in spazi ristretti, vulnerabili al devastante fuoco dell'artiglieria e delle mitragliatrici. Nel luglio 1915 fu commissionata alla ditta SVAN la realizzazione di un piccolo motoscafo armato di siluri, da impiegare come silurante veloce e mezzo anti-sommergibili: il Motoscafo armato silurante o MAS, realizzato in quasi 300 esemplari di vari tipi, si rivelò un mezzo molto adatto alla guerra di rapida corsa negli spazi ristretti del mar Adriatico, impegnato sia nell'attacco delle unità sorprese in navigazione sia in incursioni notturne all'interno degli stessi porti nemici[71]. I fanti erano in grandissima parte contadini, e l'opposizione tra fanti e imboscati divenne dunque opposizione tra contadini e borghesi, tra contadini e proletariato urbano[152]. Mobilitazione che a causa delle caratteristiche geografiche e della struttura ferroviaria della penisola e della rigida costituzione dell'ordinamento militare italiano non era suscettibile di modifiche e che in sostanza venne quindi decisa fin da quel momento. Tra gennaio e marzo 1916 a Firenze, le «donne del contado» cercarono di inscenare manifestazioni pacifiche e nell'aprile successivo a Mantova altri gruppi di donne manifestarono contro la guerra. E mentre in Francia gli ex prigionieri avevano costituito una federazione per difendere i loro diritti, in Italia poterono solamente cercare di farsi dimenticare (e questo è uno dei motivi per cui la memorialistica in tal senso è molto scarsa). Gli schieramenti della Prima Guerra Mondiale. Ma i rifiuti non si fermarono alle proteste di alcuni reparti, i casi registrati di singoli soldati che in un modo o nell'altro tentarono di fuggire dagli obblighi della vita militare furono molteplici. III: "L'epilogo della crisi del luglio 1914. I cambiamenti dovuti al conflitto produssero a loro volta effetti differenti in diverse regioni e nei diversi ceti, ma cercando di dare un giudizio complessivo, si può affermare che la maggior parte dei contadini poté godere durante la guerra «di redditi reali diminuiti in limitata misura o non affatto; spesso poté goderne di maggiori» e che il dislivello economico tra proprietari e contadini si attenuò, perché i redditi dei primi quasi sempre diminuirono mentre quelli dei secondi se non aumentarono rimasero fermi[145]. L'unico campo che continuò a godere di autonomia nei confronti del governo, fu l'organizzazione militari, dove Cadorna poteva godere di un'autonomia illimitata. Il quarto referente politico dei neutralisti - il primo a diluirsi man mano che il governo rende decifrabili le sue propensioni - è il variegato mondo dei conservatori: il notabilato, la destra liberale, gli agrari e gli uomini d'ordine, che trovarono in Salandra il loro uomo, i quali stettero a guardare ragionando in termini di convenienza, e che alla fine si schierarono a favore dell'intervento a fianco dell'Intesa[15]. Alla controfferta di 190 milioni fatta dall'onorevole Salandra, il Porro rifiutò l'incarico, così venne designato il generale Luigi Cadorna, il quale si trovò ad operare in un momento cruciale per l'esercito e in circostanze delicate dettate dall'imminente scoppio del conflitto[44]. Parallelamente però Salandra ebbe l'ambizione di spostare gli equilibri all'interno del partito liberale e di spostare a destra l'asse che Giolitti aveva orientato a sinistra. E tutto ciò fu visto dalle autorità dello stato italiano, laico, come prova dei sentimenti filo-austriaci diffusi tra i preti, e quindi da nascondere[179]. In quest'ottica il parlamento appariva svuotato ed esautorato da ogni funzione rappresentativa, dal momento che si muoveva in controtendenza rispetto a quella che veniva - arbitrariamente - considerata la volontà nazionale. Significativo fu il caso di don Giovanni Minozzi, il quale promosse l'istituzione al fronte e nelle retrovie di Case del Soldato, centri ricreativi dove i fanti riposavano, ascoltavano musica, assistevano a spettacoli teatrali, leggevano e trovavano qualcuno che li aiutasse nel compilare le lettere da inviare a casa. Ma forse la vicenda più rappresentativa delle divisioni interne dei socialisti, fu la fuoriuscita del direttore dell'Avanti! Questo sito Web della prima guerra mondiale è stato creato e gestito da Alpha History. I parroci erano sempre stati importanti mediatori culturali nelle comunità contadine, e ora investirono le loro competenze e la loro abitudine a trattare con persone semplici, nella cura delle anime dei soldati. Non lasciarono traccia nella stampa militare (che difese il ruolo e le carriere degli ufficiali), nei dibattiti del dopoguerra, nelle memorie dei comandanti, nella documentazione pubblicata dall'Ufficio storico dell'esercito e negli studi successivi. Le opere letterarie riguardanti il fronte italiano sono moltissime, qui di seguito sono elencati in ordine alfabetico alcuni tra gli scritti più famosi: Qui di seguito in ordine cronologico, alcuni dei titoli più significativi: Dalla guerra di manovra alla guerra di posizione, Ammutinamenti, diserzioni e giustizia militare, Mussolini giornalista: dalla neutralità all'interventismo. Ormai né i noli, né i premi d'assicurazione coprivano i rischi di una navigazione così pericolosa; molte navi così rimanevano in porto, le riparazioni venivano protratte per un tempo interminabile, i tempi di carico e scarico si prolungavano, e le navi giunte sane e salve in porti lontani si prendevano lunghe "vacanze"[140]. Nel dicembre 1914 il primo reggimento fu inviato sul fronte della Somme mentre il secondo operò nelle Argonne, ed entrambi subirono pesanti perdite negli scontri con i tedeschi; in vista della sua entrata in guerra, nel marzo del 1915 il governo italiano chiese lo scioglimento dei due reparti e gli uomini rientrarono in Italia[87]. Superiorità tedesca sul campo di battaglia. Fu proprio questo fervore nazionalistico che il 28 giugno 1914 sfociò nell'attentato di Sarajevo, e provocò la successiva crisi diplomatica, che portò allo scoppio del conflitto che avrebbe insanguinato l'Europa per i quattro anni successivi[6]. In ciascun ambito sociale le donne escono allo scoperto: l'anarchica Maria Rygier si converte all'ideale patriottico e sale sui palchi degli interventisti per fare discorsi pubblici, discorsi che fanno anche la repubblicana Margherita Sarfatti e la socialista Anna Kuliscioff, che divenne più che mai importante consigliera politica accanto a Filippo Turati. Durante la prima guerra mondiale i fronti principali furono 3: 1) Fronte occidentale: Germania contro Francia … Generalmente però le manifestazioni interventiste furono più numerose e interessarono in modo omogeneo tutta la penisola, interessando anche il sud Italia che fino ad allora era rimasto perlopiù passivo. La Prima Guerra Mondiale, anche conosciuta come “Grande Guerra” è il primo conflitto armato globale della storia, e scoppia ufficialmente il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell’Impero austro-ungarico al Regno di Serbia, per terminare 4 anni dopo, l’11 novembre 1918 con la firma dell’armistizio da parte della Germania. Originariamente quattro, tali referenti durante la crisi di governo del maggio 1915 si riducono quantomeno a due, socialisti e liberali giolittiani (mentre i cattolici assunsero posizioni diverse e ambigue); infine a uno (i socialisti) quando la crisi rientra, Salandra si presenta alla Camera e vengono votati i crediti di guerra (20 maggio). Il contingente italiano fu impegnato nell'offensiva di primavera tedesca del marzo-agosto 1918, subendo dure perdite nel corso della seconda battaglia della Marna, per poi prendere parte alla grande controffensiva degli Alleati (l'offensiva dei cento giorni) per poi concludere le operazioni come truppe di occupazione nella Saar[88]. In modo unanime le autorità tendettero a ridurre il problema dei prigionieri a problema privato e secondario, delegato alle famiglie dei prigionieri, mentre lo stato fu legittimato a disinteressarsene. Le innovazioni riguardarono anche la guerra in mare: la Marina si era preparata a una guerra convenzionale con scontri diretti tra unità maggiori, e davanti a uno scenario fatto di rapide incursioni da parte di unità veloci e sommergibili mentre le corazzate nemiche rimanevano ferme in porto dovette mutare atteggiamento. La Regia Marina si sobbarcò presto l'onere di intraprendere e gestire la guerra sul fronte dell'Adriatico durante tutto lo svolgimento del conflitto. Dopo le prime settimane, il fronte italiano si estende attraverso il Cadore e laCarnia (nelle Alpi Carnichedel Friuli). Si hanno notizie di lettere di matrice scolastica in cui le maestre stimolavano intere classi di scolare a questa forma di assistenza spirituale a distanza, che viene ad essere anche una forma d'epoca di educazione civica[165]. Cadorna rimase convinto che la guerra di logoramento fosse solo una condizione temporanea, e che sarebbe stata la manovra delle truppe a decidere le battaglie[93]: pur riconoscendo il potere distruttivo delle nuove armi, e prescrivendo quindi che le truppe non si muovessero in masse compatte ma in ondate non dense, il generale continuò a insistere sul fatto che le posizioni nemiche dovessero essere conquistate con ripetuti assalti frontali; fattore decisivo degli scontri era ritenuta la forza di volontà, lo slancio dei reparti e la determinazione a vincere dei soldati, capace di compensare qualunque svantaggio tecnologico o geografico[94]. Nel 1914 l'Italia era ancora un paese semindustrializzato, che in un settore industriale "chiave" come quello delle acciaierie, si fermava ad una produzione di circa 900.000 tonnellate annue rispetto alle 17,6 milioni di tonnellate prodotte in Germania, alle 7,8 in Gran Bretagna, e che addirittura rincorreva sotto questo aspetto paesi come il Belgio che produceva acciaio in quantità quattro volte superiori rispetto all'Italia. Le vicende della Grande Guerra ebbero inizio nell'estate del 1914 quando, in seguito all'uccisione dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Amburgo-Este, l'impero austro-ungarico attaccò il Regno di Serbia. La 4ª Armata avrebbe avviato un'azione offensiva contro gli sbarramenti di Sesto, Landro e Valparola onde aprirsi uno sbocco nelle valli della Rienza e della Drava, assicurandosi il possesso di Dobbiaco, con lo scopo di isolare il saliente trentino e appoggiare le truppe in Carnia. La manodopera negli stabilimenti venne sottoposta ad un pesante regime disciplinare o addirittura militarizzata, con la sospensione di tutte le conquiste sindacali (a cominciare dal diritto allo sciopero), orari e cottimi in funzione dell'emergenza, multe e licenziamenti per donne e ragazzi, disciplina militare per gli uomini. Furono in particolare le autorità tedesche ad imporre rigide forme di regolamentazione della vita quotidiana nei campi di prigionia, con misure che tendevano a trasformare gli uomini in numeri, facendo loro conoscere - per la prima volta su larga scala - la spoliazione totale dell'identità personale[124]. Le attività assistenziali fino al 1917 furono frutto di iniziative non ufficiali di preti con l'appoggio delle gerarchie e il permesso degli alti comandi militari, ma senza un loro impegno diretto.
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