In particolare, il commento al profeta Geremia Super Hieremiam (attribuito pseudoepigraficamente a Gioacchino da Fiore ma prodotto forse entro ambigui ambienti cistercensi o florensi e rielaborato e aggiornato entro ambienti, egualmente poco affidabili, di francescani rigoristi) riconosceva a Federico II un ruolo incredibilmente e paradossalmente provvidenziale, proprio in quanto atteso persecutore apocalittico della Chiesa corrotta e in special modo dei Vescovi.[62]. lo svevo, sottodialetto dell’alemanno.... federico s. m. [dal nome di Federico II di Prussia] (pl. Friedrichsdor), coniata dal 1750 al 1857 e in circolazione fino al 1874, del valore di 5 talleri e 2/3, con il busto del sovrano al diritto e l’aquila... ‹hooënštàufën›. Alla sua iniziativa si devono le traduzioni di opere della tradizione filosofica greca e araba fino allora sconosciute, in particolare quelle di Aristotele. In accordo con il contratto nuziale, Costanza portò al futuro marito una dote di 500 cavalieri pesanti perfettamente armati: un dono inestimabile per Federico, che doveva fronteggiare sia le rivolte saracene nell'entroterra siciliano, sia le contese tra i grandi baroni e feudatari nei suoi domini sul continente. Si dice che Federico conoscesse ben nove lingue e che fosse un governante molto moderno per i suoi tempi, visto che favorì la scienza[73] e professò punti di vista piuttosto avanzati in economia. L'accordo peraltro non fu mai ratificato. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 20 feb 2021 alle 23:15. Altri autori, però, sono scettici riguardo l'effettiva adozione della figura dell'aquila bicipite da parte di Federico II[102], ritenendo che l'introduzione di tale effigie per l'arme imperiale sia avvenuta solo in epoca successiva. Non tutta la Cristianità però accettò quanto deliberato nel concilio, che si era tenuto in condizioni non troppo chiare. Brando ha dialogato con lo storico Hannes Obermair. Si apriva a quel punto il tratto più pericoloso del viaggio attraverso l'Italia settentrionale dove città che parteggiavano per Federico (come Pavia e Cremona) si mischiavano a quelle che sostenevano Ottone (come Milano, Lodi e Piacenza). I feudatari ribelli cercarono allora l'aiuto di Federico, proponendolo come candidato da contrapporre a Ottone IV. FEDERICO II DI SVEVIA Federico I detto Barbarossa, Imperatore di Germania, scese in Italia con tre obiettivi: Riaffermare il primato dell‟Impero sul Papato. A novembre dello stesso anno Federico stipulò quindi gli accordi col futuro re di Francia Luigi VIII per combattere il rivale. Tali avvenimenti si intrecciavano con ciò che avveniva in Italia settentrionale, dove l'imperatore si scontrò con i Comuni che volevano preservare la propria autonomia dalle sue pretese di sovranità. L'anno successivo, Federico emise una nuova Bolla d'oro riguardante le cessioni territoriali al re Valdemaro II di Danimarca. Infine va menzionata la Porta di Capua, che doveva esprimere visivamente la maestà imperiale. Un sogno imperiale svanito a Vittoria, Federico I e Federico II Hohenstaufen. Il disegno non fu sempre il medesimo, si passa da esemplari con aquile stilizzate[89], ad aquile che, invece, assumono sembianze più naturali, aggressive e dinamiche: quest'ultimo è il caso degli augustali[86]: battute presso le zecche di Brindisi e Messina, tali monete recavano, sul recto, l'immagine dell'imperatore siciliano, mentre, sul verso, un'aquila sorante con la testa volta verso la sinistra araldica[89][90][91]. Federico II di Svevia. Altro importante diplomatico di Federico fu Ermanno di Salza, Gran Maestro dell'Ordine Teutonico dal 1209, la cui importanza come mediatore tra papa Gregorio IX e l'Imperatore si vede dal fatto che il buon rapporto stabilitosi tra i due crollò alla scomparsa di Ermanno. Leggenda vuole che a Federico fosse stata predetta dall'astrologo di corte, Michele Scoto, la morte sub flore, ragione per la quale pare egli abbia sempre evitato di recarsi a Firenze. Il De arte venandi è un trattato nato innanzitutto dall'osservazione, che non ha nulla delle enciclopedie zoologiche fino ad allora redatte (i bestiari intrisi di mitologia, teologia e superstizione). L'imperatore morì mentre cercava di reagire alle disfatte subite in Italia settentrionale. -ci). I ribelli musulmani dell'isola si schierarono con i signori della guerra tedeschi, come Marcovaldo di Annweiler. Nonostante le numerose promesse di Ottone IV, lo stesso imperatore, richiamandosi all'antiquum ius imperii, rivendicava il dominio sull'Italia intera; così egli sostò per circa un anno nell'Italia centrale, cosa che preoccupò non poco Innocenzo III che proprio in quei territori stava cercando di estendere lo Stato della Chiesa. In quegli stessi decenni circolarono in Italia diverse opere di impronta apocalittica, che attribuivano a Federico un ruolo di protagonista nella riforma della Chiesa. «Providimus ut in loco qui dicitur Aquila inter Furconem et Amiternum (…) unius corporis civitas construatur quam ipsius loci vocabulo et a victricium nostrorum signorum auspiciis Aquilae nomine decernimus titulandam.», «Provvediamo a che nella località Aquila tra Forcona e Amiterno (…) sia costruita una città unitaria che dal nome del luogo, e per questo sotto gli auspici delle nostre vittoriose insegne, decretiamo che debba essere chiamata con il nome di Aquila.». Federico cadde vittima di una grave patologia addominale, forse dovuta a malattie trascurate, durante un soggiorno in Fiorentino di Puglia; secondo Guido Bonatti, invece, sarebbe stato avvelenato. Perdutala, per opera dei due antiré Enrico Raspe e Guglielmo d'Olanda, venne in Italia (1251) per prendere possesso e governare ... Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati. Federico conobbe l'amarezza della sconfitta: nel 1248, presso Parma, subì una grave disfatta; l'anno dopo i Bolognesi catturarono a Fossalta Enzo, figlio prediletto dell'imperatore (morto prigioniero nel 1272). Subito dopo le nozze, tuttavia, e prima ancora di poter essere impiegata, questa preziosa milizia fu decimata da una epidemia, che risparmiò gli sposi, ritiratisi nel frattempo in una residenza di campagna[19]. Giunto a Lione[63] svolse un'intensa attività diplomatica presso i nobili tedeschi e indisse un Concilio che si aprì il 28 giugno 1245. Inoltre per via materna Federico aveva ereditato la corona di Sicilia, dove invece esisteva un apparato amministrativo ben strutturato a garantire che la volontà del sovrano venisse applicata, secondo la tradizione di un governo centralistico. Il castello del capoluogo della contea, Bojano, venne demanializzato e ricostruito; Ovindoli e Celano furono distrutte, Roccamandolfi dovette essere ricostruita più a valle lasciando il castello alla rovina; Tommaso da Celano, non avendo in seguito rispettato i termini della resa, fu espropriato della contea che cessò di essere la spina nel fianco nei possedimenti normanni di Federico. L'anno seguente, nella battaglia di Fossalta, perse la vita il figlio Riccardo e un altro figlio, Enzo, fu catturato dai bolognesi che lo tennero prigioniero fino alla morte (1272)[66]. In realtà Federico coltivò forme di autentica devozione religiosa e in nessun momento mise in discussione l'istituzione papale. Direttamente connessa all'avvento della dinastia staufica sul trono siciliano, sebbene le diverse fonti non concordino in merito al sovrano che l'introdusse, fu l'adozione, quale nuova insegna reale, dell'aquila al volo abbassato di nero, che, posta in campo d'argento, entrò a far parte dei segni distintivi del Regno di Sicilia[95]. Questi titoli assicuravano diritti e prestigio, ma non davano un potere effettivo, mancando in quegli stati una solida compagine istituzionale controllata dal sovrano: in pratica tali corone davano potere solo se si era forti, altrimenti sarebbe stato impossibile far valere l'autorità e i diritti del re sui feudatari e sui comuni italiani. In Germania resistevano al dominio di Federico soltanto Colonia, la città più ricca e popolosa della Germania del tempo, i cui mercanti vantavano particolari diritti commerciali e di traffico con l'Inghilterra di Enrico II Plantageneto sin dal 1157, e Aquisgrana, dove erano conservate le spoglie di Carlo Magno. Riformò i tribunali e l'amministrazione del regno, riorganizzandone le strutture e creando nuove figure di funzionari. La tensione col papato toccò il limite di guardia in più occasioni. Si narra che una volta fu fatta all'Imperatore Federico II una profezia riguardante la sua morte: egli sarebbe deceduto in un paese contenente la parola "fiore". Altrettanto emblematici, sia «per le varie tipologie di figura dell'aquila che vi campeggiano con superba eleganza», sia perché concepiti con intenti celebrativi dell'immagine dello stupor mundi, sono «gli stupendi cammei», che, nella prima metà del XIII secolo, furono realizzati in tutto il Regno di Sicilia. Da una corrispondenza fra Federico e il filosofo islamico Ibn Sab'in nacque il testo Questioni siciliane (Al-masāʾil al-Ṣiqilliyya), redatto dal filosofo per rispondere a cinque quesiti che gli erano stati posti dal regnante svevo[74]. La prima o, comunque, una delle prime figure araldiche adottate dagli Hohenstaufen per le proprie insegne fu quella del leone, o, meglio, dei leoni passanti, poiché, in seguito a evoluzioni e implementazioni degli elementi componenti l'arme staufica, il numero degli animali araldici fu fissato a tre. Morto Innocenzo III e salito al soglio Onorio III (18 luglio 1216), papa di carattere molto diverso rispetto al suo predecessore, Federico fu incalzato dal nuovo pontefice a dare corso alla promessa di indire la crociata. Federico II è uno di quei regnanti passati alla storia per azioni fondamentali per lo sviluppo dei propri popoli. A nulla valse una lettera di giustificazioni inviata al papa da Federico nel novembre e la scomunica fu confermata il 23 marzo 1228. Da notare che Lione, sebbene formalmente in Borgogna, quindi di proprietà dell'imperatore, era fuori dal tiro del sovrano svevo ed era sotto la protezione del re di Francia. Nell'ottobre 1199, Marcovaldo di Annweiler[13], per volere di Filippo di Svevia, zio paterno di Federico, s'impadronì della Sicilia per averne la reggenza e prese su di sé anche la custodia del giovane, sottraendola a Gualtiero di Palearia e, quindi, al tutoraggio di Innocenzo III, in aperto contrasto col papa e col suo paladino in Sicilia, Gualtieri III di Brienne; ciononostante, Marcovaldo non privò Federico della tutela dei suoi maestri. Quando la guardia gli rispose che si trovava a Castel Fiorentino e che quella porta, murata dall'altra parte, non era che un vecchio portone di ferro, l'imperatore sospirò: «Ecco che è giunta dunque la mia ora», ed entrò in agonia. Stando al racconto del cronista inglese Matthew Paris († 1259) – non confermato però da altre fonti – l'imperatore, sentendosi in punto di morte, volle indossare l'abito cistercense e dettare così le sue ultime volontà nelle poche ore di lucidità. Assoggettare i Comuni del nord Italia, la cui autonomia diventava pericolosa. Suo primo insegnante fu frate Guglielmo Francesco, che ne rispondeva al vescovo Rinaldo di Capua, il quale, a sua volta, informava costantemente il papa dei progressi scolastici, della crescita e della salute di Federico. Tergiversò a lungo e nel 1220 fece nominare dalla Dieta di Francoforte, tenutasi nel medesimo anno, il figlio Enrico "re di Germania". Pubblicato il 19 ottobre 2017 19 ottobre 2017 Alberto Massari Pubblicato in Curiositas. Fu l’ultimo imperatore medievale che seppe tener testa al papato e che cercò in ogni modo di dar vita ad un impero universale, il quale racchiudesse al suo interno tutti i suoi domini dell’Europa occidentale. Aveva anzi deciso di lasciare il Regno di Germania al figlio, conservando tuttavia, quale imperatore, la suprema autorità di controllo. Suo figlio naturale fu anche Enzo. Fu forse il suo essere stato definito l'Anticristo (o il suo anticipatore, secondo la tradizione profetica derivata da Gioacchino da Fiore) a dare origine, dopo la sua morte, alla leggenda di una profezia secondo la quale egli sarebbe ritornato dopo mille anni. Raimondo VII, si presentava quindi come il capo del partito anticlericale contro Raimondo Berengario, che invece era schierato a favore della chiesa e del re di Francia. Diopoldo liberò Federico da Capparone nel 1206 e lo riconsegnò alla custodia di Gualtiero di Palearia. View all copies of this book. Sul versante opposto vi era invece chi vedeva in lui il Messia, inviato sulla Terra da Dio a riformare la Chiesa corrotta così come, con altri mezzi, aveva tentato di fare Francesco d'Assisi. Egli si procurò trattati di ornitologia e caccia, e, in base a ordini dell'imperatore, questi testi furono raccolti in un codice miscellaneo, concepito come un libro sulla falconeria. Dai suoi coevi fu detto anche Puer Apuliae ("Fanciullo di Puglia" anche se all'epoca il termine aveva un significato più generico e indicava indistintamente il sud, quindi "bambino del sud")[1]. From Bouquinerie du Varis (Russy, FR, Switzerland) AbeBooks Seller Since 17 May 2004 Seller Rating. Era evidente l'atteggiamento ostile del papa. Parimenti, d'oro all'aquila di nero era il drappo dei vessilli dispiegati «dagli armati di Federico II», durante la sesta crociata, o dalla flotta siciliana, durante la battaglia del Giglio[96]. A quel punto la Germania si trovò di fatto divisa in due blocchi: la parte meridionale obbediva a Federico, quella settentrionale a Ottone. Alla corona tedesca venne allora associato l'altro figlio Corrado IV (che non riuscì neppure lui a governare in pace per l'opposizione dei nobili che gli contrapposero bellicosamente alcuni anti-re[47]). Federico giace sul fondo, sotto altre due spoglie (quelle di Pietro II di Sicilia e di una donna dell'età di quasi 30 anni[72], .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}forse la moglie di quest'ultimo e nipote di Federico[senza fonte]). Dopo un assedio durato oltre sei mesi i parmigiani, approfittando dell'assenza dell'imperatore che era andato a caccia nella valle del Taro, uscirono dalla città e attaccarono le truppe imperiali, distruggendo la città-accampamento di Vittoria. Traduzione di Giovanna Solari. Soc. L'11 novembre 1215 venne aperto da Innocenzo III il IV Concilio Lateranense (XII universale) a cui anche Federico partecipò. Federico nacque nel 1194 da Enrico VI (a sua volta figlio di Federico Barbarossa) e da Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II di Sicilia[8][9], e zia di Guglielmo II, a Jesi, nella Marca anconitana, mentre l'imperatrice stava raggiungendo a Palermo il marito, incoronato appena il giorno prima, giorno di Natale, re di Sicilia. Essi, di smalto nero o, in alternativa, rosso, erano disposti in palo in campo d'oro o, in talune versioni, d'argento[82][83]. Le sue condizioni apparvero immediatamente di tale gravità che si rinunciò a portarlo nel più fornito Palatium di Lucera e la corte dovette riparare nella domus di Fiorentino, un borgo fortificato nell'agro dell'odierna Torremaggiore, non lontano dalla sede imperiale di Foggia. Federico II poté essere riconosciuto unico pretendente alla corona imperiale solo dopo il 27 luglio 1214 quando, nella battaglia di Bouvines, Filippo Augusto re di Francia, alleato di Federico, sbaragliò Ottone IV alleato degli inglesi. L'ambiguo comportamento in questa vicenda di Federico II, che forse perseguiva un preciso disegno politico ostile al papa, aumentò ulteriormente le già esistenti distanze tra l'imperatore, da una parte, e Gregorio IX con il suo fedelissimo cardinale, dall'altra: da quel momento non si contarono più i momenti di attrito tra le due parti che culminarono con una pesante scomunica, scagliata dal papa contro Federico II in occasione della domenica delle Palme[54] del 1239. I frequenti movimenti di Federico, seguito dalla corte e dagli artisti, permisero la diffusione di uno stile sovraregionale, con opere di sorprendente similarità stilistica opera dell'architetto di corte Riccardo da Lentini anche in aree molto distanti, come testimoniano, per esempio, gli ingressi di alcuni castelli federiciani: i leoni scolpiti nel settentrionale castello dell'Imperatore di Prato sono identici a quelli di Castel del Monte in Puglia. Uomo straordinariamente colto ed Nel periodo di pace e distensione che seguì gli eventi precedenti, Federico volle sistemare alcune questioni giuridiche nei suoi regni, con particolare riguardo a quello siciliano. La sua corte reale siciliana a Palermo, dal 1220 circa sino alla sua morte, vide uno dei primi utilizzi letterari di una lingua romanza (dopo l'esperienza provenzale), il siciliano. [29] A quell'epoca, stava assumendo proporzioni critiche la ribellione dei musulmani, che controllavano Jato, Entella, Platani, Celso (presso Pizzo Cangialoso, Monti Sicani), Calatrasi, Corleone (presa nel 1208), Guastanella e Cinisi. Raniero a quel punto guidò con determinazione i viterbesi, presenti in gran numero nelle schiere papali, ad un coraggioso contrattacco, che riportò in linea anche i tedeschi, fino alla vittoria; cfr. In altre parole, la rivolta musulmana si era estesa a un intero tratto della Sicilia occidentale. Secondo una tesi consolidata, l'iniziativa di fissare l'argento per il campo dell'arme detta di Svevia-Sicilia sarebbe da attribuire a Manfredi[94], stando a quanto riportato da altri autori, invece, è già con Federico II che l'aquila siciliana comincia ad assumere identità e peculiarità proprie, che la differenziano dall'arme imperiale. Nel suo trattato sulla caccia col falco, l'imperatore dimostrò uno spiccato interesse naturalistico. La salma fu portata a Palermo e collocata in un sarcofago nella cattedrale. Nella corte di Federico si costituì una scuola poetica siciliana al quale si deve l'invenzione di una nuova metrica, il sonetto. Federico era ancora minorenne: secondo il diritto feudale siciliano, avrebbe raggiunto la maggiore età al compimento dei quattordici anni[18]. In realtà il vero obiettivo di Federico era l'unione fra Regno di Sicilia e Impero, nonché l'estensione del potere imperiale all'Italia. Nulla poté invece fare per impedire un nuovo Concilio, che il pontefice Innocenzo IV volle per sicurezza a Lione, in Francia, nel 1245. «Qui con più di mille giaccio:qua dentro è 'l secondo Federico». La tesi secondo la quale Federico II si sarebbe aggirato per i vicoli e i mercati di Palermo, che gli avrebbero offerto molteplici stimoli in una sorta di autoformazione, è invece frutto della fantasia di autori moderni[14]; ugualmente non è attendibile la notizia del Breve Chronicon de rebus Siculis, secondo la quale il giovane re avrebbe in questo periodo addirittura sofferto la fame, avrebbe vagato per le strade di Palermo ricevendo il sostentamento dai sudditi[15][16]. Il papa era ben informato sulla situazione a Palermo da Tommaso da Gaeta, giustiziere di corte altamente stimato dalla Curia pontificia, che nell'autunno del 1204 si trovava a Roma come inviato di Guglielmo. Il papa aveva finto fino all'ultimo di voler patteggiare con Federico e molti si domandarono se fosse giusto un provvedimento così grave contro l'imperatore in un momento in cui nuove minacce si affacciavano all'orizzonte (l'offensiva mongola). Fu un vero stravolgimento nell'equilibrio del potere, un nuovo disegno che doveva portare a maggiori vantaggi nel controllo di un vasto territorio qual è la Germania. Federico era un cacciatore appassionato. Con ciò provocò la reazione di quanti ‒ il papa, il re di Francia e molti principi tedeschi ‒ osteggiavano un'unione tra l'Impero e il regno italiano. Papa Innocenzo IV decise di indire un Concilio per confermare la scomunica a Federico e far nominare un altro imperatore, rivolgendosi ai suoi nemici che in Germania erano numerosi. La tomba era stata già ispezionata nel tardo XVIII secolo: il corpo, nel Settecento, era mummificato e in buone condizioni di conservazione; ne risulta che l'imperatore sia stato inumato con il globo dorato, la spada, calzari di seta, una dalmatica ricamata con iscrizioni cufiche e una corona a cuffia. Sempre nelle Costituzioni di Melfi venne definita la suddivisione del regno in Giustizierati che designavano ogni distretto amministrativo in cui era suddiviso il regno, governato dal giustiziere, funzionario di nomina imperiale che rappresentava l'autorità regia a livello provinciale. L'imperatore Ottone IV, infatti, rivendicando diritti sul Regno di Sicilia, discese in Italia. Il sepolcro inoltre reca i simboli dei quattro evangelisti e la corona regia. Genesi di due personalità alla luce della storia, della medicina e della psicologia, Lo strano caso di Federico II di Svevia. Spentasi Costanza, Federico, probabilmente adottando la medesima politica e mantenendo l'avallo papale, si unì in matrimonio prima con Jolanda (o Isabella) di Brienne e poi, morta questa, con Isabella d'Inghilterra. Lo stesso Federico II nel De arte venandi cum avibus scriveva come si dovesse rappresentare le cose che esistono così come sono (ea quae sunt sicut sunt), un suggerimento che si può per esempio riscontrare nell'originalissimo capitello attribuito a Bartolomeo da Foggia e conservato al Metropolitan Museum di New York (1229 circa). Margherita Iannucci 1^F La sua storia... La sua personalità Le promesse mancate... Federico di Hohenstaufen nacque nelle Marche nel 1194 e morì in Puglia a soli cinquantasei anni nel 1250. Qualche tempo più tardi, nella cerimonia battesimale, svoltasi nella Cattedrale di San Rufino in Assisi, in presenza del padre Enrico, il nome del futuro sovrano venne meglio precisato e definito in quello, "in auspicium cumulande probitatis", di Federico Ruggero; "Federico" per indicarlo come futura guida dei principi germanici quale nipote di Federico Barbarossa, "Ruggero" per sottolinearne la legittima pretesa alla corona del Regno di Sicilia quale nipote anche di Ruggero il Normanno. Fonte: Roger II de Sicile: un normand en Méditerranée, The barrier and the bridge: historic Sicily, Origine, vita e distruzione della colonia saracena di Lucera. A rappresentare la dignità imperiale degli Staufen, fu introdotta, poi, un'ulteriore insegna, ovvero un'aquila al volo abbassato di nero posta in campo d'oro o d'argento, con il primo metallo che finì con il prevalere sul secondo: siffatta arme doveva esprimere la continuità tra l'Impero romano e l'Impero germanico[84][85]. PDF Formatted 8.5 x all pages,EPub Reformatted especially for book readers, Mobi For Kindle which was converted from the EPub file, Word, The original source document. Le truppe imperiali giunsero alle porte di Roma, ma il 22 agosto 1241 l'anziano papa Gregorio IX morì[60] e Federico, dichiarando diplomaticamente che lui combatteva il papa ma non la Chiesa (egli era sempre sotto scomunica), si ritirò in Sicilia. Introdusse inoltre il diritto romano, nell'accezione giustinianea rielaborata dall'Università di Bologna su impulso di suo nonno il Barbarossa. Federico II considerava la Capitanata un luogo ideale anche per la caccia e perciò fece costruire altre due importantissime dimore a Foggia. Si impegnò inoltre a intraprendere presto una crociata in Terrasanta, nonostante non ci fosse stata un'esplicita richiesta in tal senso da parte del papa. Il "Patto con i principi della chiesa" si ricollega direttamente al più tardo Statutum in favorem principum che sancì simili diritti per i principi laici. E la stessa Chronica è ricca di aneddoti, per lo più negativi, riguardanti episodi della vita di questo imperatore. Nel febbraio del 1248 Federico subì una grave sconfitta nella battaglia di Parma per opera di Gregorio da Montelongo. I ghibellini vedevano in lui il Reparator Orbis, il sovrano illuminato che avrebbe punito i preti indegni e restaurato la purezza della Chiesa. Federico II di Svevia. Secondo questo accordo Jolanda gli avrebbe appunto portato in dote il titolo di regina di Gerusalemme, un titolo meramente onorifico ma molto prestigioso per Federico, che il papa intendeva in tal modo vincolare all'impegno della Crociata. Oltre alla ricezione delle novità gotiche, Federico promosse anche attivamente il recupero di modelli classici, sia riusando opere antiche, sia facendone fare di nuove secondo i canoni romani: per esempio le monete auree da lui fatte coniare (gli augustali) presentano il suo ritratto idealizzato di profilo, e numerosi sono i rilievi che ricordano la ritrattistica imperiale romana (al già citato Duomo di Bamberga, alla distrutta Porta di Capua, eccetera). Due erano i rivali che puntavano al titolo imperiale vacante: il primo era appunto Filippo di Svevia, fratello minore di Enrico VI, che fu eletto re dai principi tedeschi nel 1198 e incoronato a Magonza; il secondo era Ottone IV di Brunswick, figlio minore del duca di Baviera e Sassonia Enrico il Leone, che fu eletto anch'egli re da alcuni principi tedeschi che si opponevano all'elezione dello Staufer e incoronato ad Aquisgrana[20]. Federico non diede peraltro alcun segnale di voler abdicare al Regno di Sicilia, pur mantenendo la ferma intenzione di tenere separate le due corone. Poco dopo Federico subì (o credette di subire) il tradimento di uno dei suoi più fidati consiglieri, Pier della Vigna (rievocato da Dante Alighieri nel tredicesimo canto dell'Inferno). Questi nel 1214 veniva però rovinosamente sconfitto da truppe anglo-francesi nella battaglia di Bouvines. Nel suo testamento designò il figlio Corrado come erede e, nell'attesa dell'arrivo di questi dalla Germania, il figlio naturale Manfredi come reggente. L'altra dimora del grande imperatore svevo era il Palacium dell'Incoronata, nei pressi dell'omonimo Bosco/Santuario: in merito a questo edificio, testimonianza importante della struttura federiciana è la Regia Masseria Giardino, nelle immediate vicinanze della linea ferroviaria Foggia - Potenza; anche questo complesso viene descritto dalle cronache di quel tempo, come tra le dimore più belle e sontuose dello "Stupor Mundi". Un mito medievale nella cultura di massa, Note di araldica medievale – Una "strana" arma di "stupor mundi", Atti della Società Italiana di Studi Araldici, 11° Convivio, Pienerolo, 17 settembre 1994, Cenni e riflessioni sulle insegne degli Hohenstaufen, Federico II di Svevia e il demone della politica, non è chiaro con quale titolo Odoacre regnò in Italia ma gli storici concordano sull'attribuirgli quello di, non da Imperatore, contese il trono ad Enrico II il Santo, Privilegium concessum de constructione Aquilae, Università degli studi di Napoli "Federico II", Categoria:Fonti storiche sull'età federiciana, Der Staufer Friedrich II. Imponente fu l'attività edilizia soprattutto in campo castellare; con oltre 250 cantieri divisi tra i restauri di antiche fortezze normanne e l'edificazione di nuovi edifici. Nell'agosto 1225 Federico inviò a Gerusalemme venti galee per accompagnare in Italia la tredicenne Jolanda col padre[37]. Quantity available: 1. Nel 1224 Federico istituì a Napoli la prima università statale. Quando la madre Costanza muore nel 1198, Federico aveva appena 4 anni. Il rinnovato accordo fra il papa e Federico venne utile a quest'ultimo allorché nel 1234 suo figlio Enrico si ribellò al padre: rivoltosi al papa, Federico ottenne la scomunica del figlio, lo fece arrestare e lo tenne prigioniero fino alla morte, avvenuta nel 1242. dai normanni agli angioini ROBERTIS, Francesco M. de. This Il Mitico Federico II Di Svevia PDF Online is the best book I have ever read today. Innocenzo tentò inizialmente di trovare un accordo con Federico, ma la rivolta scoppiata in quei mesi contro l'imperatore a Viterbo, preparata e portata avanti dal cardinale Capocci e che si concluse con una clamorosa sconfitta dell'esercito imperiale, costrinse il sovrano svevo a trovare, suo malgrado, un'intesa con il papa. Il suo svago preferito era la caccia con il falco addestrato, attività molto costosa e quindi elitaria: un falco addestrato veniva a costare infatti quasi quanto un intero podere. Appassionato della cultura araba, fece tradurre molte opere da quella lingua e fu quasi sempre in ottimi rapporti con gli esponenti di quella cultura al punto da guadagnarsi il soprannome (fra i tanti) di "sultano battezzato". Personalità di rilievo attiva al suo fianco fu quella di Pier delle Vigne, che fu suo stretto collaboratore e portavoce. I recommend visiting my blog because there you can read online or download it for free Il Mitico Federico II Di Svevia PDF Download. Questo corpo organico, preso lungamente a modello come base per la fondazione di uno stato moderno, è passato alla storia col nome di Costituzioni di Melfi (o melfitane), anche se il titolo originale Constitutionum Regni Siciliarum libri rende più esplicita la volontà di Federico di riorganizzare il suo Stato, il Regno di Sicilia: quest'ultimo, infatti, fu ripartito in undici distretti territoriali detti giustizierati, poiché erano governati da funzionari di propria nomina, i giustizieri, che rispondevano del loro operato in campo amministrativo, penale e religioso a un loro superiore, il maestro giustiziere, referente diretto dell'imperatore che stava al vertice di questa struttura gerarchica di tipo piramidale.
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