cappella degli affreschi san domenico maggiore

Gli arredi interni invece furono dispersi nel corso degli ultimi secoli. Il pavimento in terracotta e maioliche vede al centro la lastra tombale di Giovanni Francesco Brancaccio,[1] mentre sulla volta a crociera sono infine rappresentati nelle vele gli stemmi della famiglia, quindi uno scudo con al centro un leone rampante. Lo strumento è a trasmissione elettrica, ed ha consolle indipendente avente due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. Ulteriori danni furono subiti dal complesso durante il periodo della soppressione degli ordini religiosi, quando i padri domenicani dovettero nuovamente abbandonare il convento (1865-1885) a causa di alcuni riadattamenti discutibili che si intese dare alle strutture (palestre, istituti scolastici, ricovero per mendicanti e sede del tribunale). La cappella venne intitolata alla Vergine del Rosario nel 1692 e dopo diversi passaggi di proprietà, venne acquistata nel corso del Settecento da Vincenzo Carafa che avviò i lavori di restauro nel 1779 commissionando all'esecuzione degli stessi Carlo Vanvitelli. Un'altra tela presente nella cappella è quella di Girolamo Alibrandi, il Redentore (1524). Alcune scene inoltre riconducono l'opera direttamente alla sua committenza, è questo il caso della scena della Crocifissione di Cristo posta sulla fascia inferiore della parete sinistra, che discosta dall'iconografia classica mostrando infatti ai lati del Cristo, oltre alla Vergine con San Giovanni, altri due santi domenicani, San Domenico a sinistra e San Pietro Martire a destra; o ancora come le scene su Maria Maddalena, che riconducono al legame che c'era tra Landolfo Brancaccio ed il casato degli angioini, questi ultimi fortemente legati al culto della santa. [2] Già nel Cinquecento la raccolta possedeva importanti testi come quattro scritti di Giovanni Pontano (donati dalla stessa nipote dell'umanista), opere di Senofonte e Aristotele, il De arte amandi di Ovidio, le Epistole di Seneca, testi di Cicerone ed altre ancora. [15] L'antica chiesa romanica fu poi inglobata nella basilica di San Domenico Maggiore, costituendone appunto la seconda cappella sulla parete frontale del transetto destro, il cui accesso fu consentito dalla scalinata voluta da Ferrante d'Aragona che parte direttamente da piazza San Domenico Maggiore, costituendo nel tempo quellache di fatto è l'entrata principale alla basilica. 07 - Cappella degli affreschi (San Domenico Maggiore) - Wikipedia Il complesso fu la casa madre dei domenicani e della nobiltà aragonese. Il monumento consta di una mensa d’altare, con bassorilievo del Cristo, il quale risorge per metà figura con le braccia aperte[18], una fascia marmorea con iscrizione funebre del patrizio di Nido Michele Riccio (m. 1515[19]), incorniciata tra due stemmi nobiliari, indi il prima citato bassorilievo di San Girolamo nel deserto, e una lunetta, recante un'annunciazione alla Vergine[20]. L'ingresso principale avviene dunque attraverso la facciata "secondaria" della basilica, caratterizzata da un pronao aggiunto nel settecento, posto prima del portale marmoreo gotico ad arco acuto e della porta lignea originali, voluti entrambi da Bartolomeo di Capua. Function: require_once, Message: Undefined variable: user_membership, File: /home/ah0ejbmyowku/public_html/application/views/user/popup_modal.php Nella sala accanto invece sono infine arredi sacri, la scrivania e la sedia utilizzata dal santo, alcuni libri storici e una pagina di un'opera scritta di pugno da san Tommaso. Il complesso fu la casa madre dei domenicani e della nobiltà aragonese. Line: 478 La Cappella degli Affreschi detta anche Cappella Brancaccio, si trova nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli. I primi affreschi nella Cappella Maggiore di Santa Maria Novella – in gran parte andati perduti, alcuni recuperati ed attualmente esposti nell’ex-refettorio nel Museo della stessa chiesa – vennero realizzati da Andrea Orcagna (XIV secolo – 1368) intorno alla seconda metà del Trecento. E' il Gesù Morto sorretto da un angelo tra la Madonna e Giovanni l'Evangelista. Con l'avvento a Napoli di Gioacchino Murat il complesso fu destinato tra il 1806 e il 1815 ad opera pubblica, provocando in questo modo danni alla biblioteca e al patrimonio artistico. Lungo vico San Domenico, infine, una scalinata apre il quarto ed ultimo ingresso alla basilica, che avviene lungo la navata sinistra, in corrispondenza della settima cappella. » LA SCOPERTA DELL’ORIGINE GOTICA DI SAN DOMENICO MAGGIORE . [9], La settima ed ultima cappella della navata destra è quella di san Tommaso d'Aquino. In quest'ambiente sono presenti diversi monumenti funebri, su tutti si ricorda il gruppo sepolcrale cinquecentesco della famiglia Rota con al centro il monumento sepolcrale a Porzia Capece datato 1559 di Giovanni Domenico e Girolamo D'Auria presente sulla parete di sinistra[15] ed inoltre, nella facciata, il trecentesco monumento funebre a del Giudice. [6] Di Fedele Fischetti è la tela eseguita nel 1788 e posta sull'altare maggiore raffigurante la Madonna del Rosario. Nell'interno sono visibili decorazioni in marmo bianco databili dalla prima metà del XVI secolo alla prima metà del secolo successivo. Voce principale: Chiesa di San Domenico Maggiore (Napoli). Chiesa di San Domenico Maggiore (Napoli) Coordinate: 40°50′55″N 14°15′16″E  / : 40°50′55″N 14°15′16″E  /  [15] Il crocifisso è risalente all'Ottocento, mentre altri elementi decorativi scultorei sono databili intorno al XVI secolo. [6] Sulla parete destra è invece collocato il monumento funebre ad Alfonso Rota, sempre di fine Cinquecento attribuito a Giovanni Antonio Tenerello. ██ Storie su San Giovanni Evangelista ██ Profeti ██ Storie su Sant'Andrea ██ Storie su Maria Maddalena ██ Affresco scomparso ██ Stemmi dei Brancaccio ██ Sepolcro di Anastasia Ilario ██ Pavimento con lastra tombale, File: /home/ah0ejbmyowku/public_html/application/views/user/popup_modal.php Frammenti di affreschi (figure di profeti e santi dell'Antico Testamento, datati quarto e quinto decennio del '300) ritrovati nel 1940, staccati dai costoloni della volta della cappella maggiore della chiesa, ora disposti nella cappella degli Ubriachi. Prezioso scrigno della pittura giottesca nella città partenopea, si tratta di una delle più importanti della basilica, a cui lavorò il pittore romano Pietro Cavallini[9] che operò a Napoli nel periodo in cui fu ospite remunerato di re Carlo II. La quinta cappella è quella di san Bartolomeo ed è appartenuta sin dal Trecento alla famiglia Carafa della Spina. La cappella è anticipata all'esterno, nell'angolo destro del transetto, dal sepolcro di Galeazzo Pandone del 1514, sul cui vertice è alto è collocata una Vergine col Bambino di Giovanni da Nola mentre ancora più in alto è il fronte del sarcofago di Giovanni d'Angiò, opera di Tino di Camaino.[15]. Voluta da Carlo II d’Angio ‘ ed eretta tra il 1283 ed il 1324 divenne la casa madre dei domenicani nel regno di Napoli e chiesa della nobilta’ aragonese . Nella parete immediatamente fuori la cappella, invece, è collocato l'altare Dottonoroso, con un bassorilievo del Cinquecento ritraente San Girolamo nel deserto. La facciata della Basilica di San Domenico Maggiore aveva in origine tre porte, una per ogni navata. La sacrestia di San Domenico Maggiore, preceduta da un passeggetto che espone alcune sculture e targhe commemorative, è un'ampia sala di forma rettangolare, decorata in forme barocche del XVIII secolo su disegno di Giovan Battista Nauclerio. Sulla parete esterna di sinistra, prima della successiva cappella Blanch, è invece il monumentale sepolcro a Rainaldo Del Doce, eseguito da Tommaso Malvito e Giovanni da Nola, prima presente nel cappellone del Crocifisso; sopra di esso è un'ancona marmorea databile a cavallo tra il XV e XVI secolo al cui lato è infine la lastra sepolcrale trecentesca di Filippo d'Angiò, opera di Tino di Camaino. Elementi di pregio della cappella sono il pavimento in marmo con al centro lo stemma della famiglia ed i sepolcri laterali di Cosimo Pinelli e Giustiniana Pignatelli, moglie di Galeazzo Francesco Pinelli. Durante i rifacimenti rinascimentali della chiesa, o comunque successivi alla sua edificazione, il ciclo della cappella così come probabilmente anche altri presenti nella chiesa furono coperti o cancellati del tutto; questo della cappella Brancaccio è infatti stato rinvenuto solo nel 1953, dopo un restauro fatto dalla Sopraintendenza che ha interessato tutta la chiesa. TUTTI I CAPOLAVORI DELLA BASILICA, CAPPELLA PER CAPPELLA. [6] Di scuola di Tino di Camaino è invece la scultura della Madonna col Bambino posta sulla trabeazione dell'altare frontale, in cui è collocato il San Giovanni, mentre di fine XV secolo sono i sepolcri dedicati ai coniugi Antonio Rota e Lucrezia Brancia, ai lati dello stesso altare. La cappella di San Bonito appartenne al segretario di Ferrante I, Antonello Petrucci, il cui palazzo di famiglia è adiacente alla cappella ed alla basilica. [6] Già nel 1675, però, l'opera in questione subì degli spostamenti in altre cappelle della basilica, fino ad essere esposta nel museo di Capodimonte. Un quadro in tondo raffigurante San Domenico è esposto sulla controfacciata, opera di Tommaso De Vivo, autore anche dei tondi con Santi domenicani posti tra gli archi della navata centrale. La cassa lignea barocca, riccamente decorata con sculture e rilievi, presenta la mostra divisa in tre campi, all'interno di ciascuno dei quali si trova una cuspide di canne di principale con bocche a mitria. Essa apparteneva al patronato dei Brancaccio, i quali diedero l’incarico a Pietro Cavallini, famoso pittore romano, di decorarla con un ciclo di affreschi rappresentanti storie di San Giovanni Evangelista, di Sant’Andrea, la Crocifissione, i Profeti e … Sono inoltre presenti sulla parete di fondo altre opere, come il dipinto Vergine col Bambino su un trono e i Santi Domenico, Caterina e Martino, di fine XVI secolo attribuito al fiammingo Cornelis Semet. Line: 208 La stanza di san Tommaso d'Aquino, il cui ingresso monumentale è caratterizzano da un mezzo busto raffigurante San Tommaso, opera di Matteo Bottiglieri,[3] è formata da soli due ambienti, dentro i quali il santo viveva la sua vita conventuale, eseguiva i suoi ricevimenti con gli studenti e svolgeva i suoi studi liturgici: queste funzioni le fece nell'ultimo periodo della sua vita, tra il 1272 ed il 1273. La chiesa di San Domenico Maggiore , assieme al suo adiacente convento , costituisce uno dei più ‘ grandi ed importanti complessi religiosi della citta’. Altri monumenti presenti sono due sepolcri del XIV e XVI secolo ed i monumenti funebri a Giovanna, Cristoforo e Tommaso d'Aquino. Essa ospita al centro un affresco trecentesco di Roberto d'Oderisio raffigurante l'Immacolata, una statua cinquecentesca su santo Stefano, un monumento sepolcrale a Filippo Spinelli del XVI secolo realizzato da Bernardino Moro ed infine un monumento funebre dedicato a Carlo Spinelli, opera di Giovanni Marco Vitale.[6]. Diverse sono le decorazioni rilevanti, tra queste l'affresco nella volta di Francesco Solimena, Trionfo della fede sull'eresia ad opera dei Domenicani, la pala d'altare dell'Annunciazione di Fabrizio Santafede, un pregevole pavimento marmoreo e arredi mobiliari settecenteschi. Function: view, File: /home/ah0ejbmyowku/public_html/index.php Sul lato sinistro è invece la cappella Muscettola, risalente anch'essa agli inizi del XVI secolo, quando furono chiusi i due ingressi laterali alla basilica. La Cappella Brancaccio, nella Chiesa di San Domenico Maggiore è, con gli affreschi della chiesa di Donnaregina, la sola testimonianza rimasta di quegli anni fecondi. Pavimento della cappella degli affreschi in San Domenico Maggiore.jpg 4,320 × 3,240; 1.43 MB Pietro Cavallini - Crucifixion - WGA04596.jpg 1,184 × 770; 177 KB Pietro Cavallini, Assunzione di S.Giovanni in cielo (1308-1309) 01.jpg 6,000 × 4,000; 3.61 MB La cappella appartenne anch'essa alla famiglia Carafa, ramo Stadera. Lungo la parete di sinistra, in tre scene, poste una nella lunetta alta, una nella fascia centrale ed una in quella inferiore, sono le Storie su San Giovanni Evangelista,[1] con per ultima la scena della Crocifissione di Cristo. La cappella apparteneva ai Carafa della Stadera sin dal Quattrocento. Nel frattempo, nella volta vi lavorò il Corenzio che eseguì degli affreschi oggi perduti, mentre nell'altare maggiore fu collocata la tela di Caravaggio Flagellazione di Cristo, commissionata proprio da Tommaso de' Franchis (proprietario della cappella) nel 1607. Il ciclo di affreschi è caratterizzato da elementi tipici della pittura cavalliniana, come la solida volumetria delle figure e il plasticismo delle vesti e delle architetture, che parlano un linguaggio pittorico giottesco; i personaggi presentano volti dalla forte espressività e posti in grande figura in primo piano, alle cui spalle sono poi le grandi architetture che fanno da sfondo alle scene narrative. Infine, sono conservati nella cappella i resti di san Tarcisio. La Cappella Tornabuoni è la Cappella Maggiore della basilica di Santa Maria Novella a Firenze. [2] Sopra l'altare è posto l'originale dipinto duecentesco della Crocefissione, già nel cappellone del Crocifisso della basilica stessa, mentre al lato è una reliquia contenente un osso di Tommaso (un omero), donato al convento dai frati domenicani di Tolosa, dove san Tommaso è sepolto. Essa nacque come cappella di San Giorgio finché poi non appartenne alla famiglia Capece nel 1549, quando per lo stesso ambiente fu eseguito un dipinto raffigurante il Crocifisso, il cui anonimo autore venne tradizionalmente identificato come un membro della famiglia Capece. Line: 24 La Cappella Tornabuoni è la cappella maggiore in una delle più importanti chiese di Firenze, la Basilica Domenicana di Santa Maria Novella.Negli anni ’80 del Quattrocento Giovanni Tornabuoni, lo zio di Lorenzo il Magnifico, che all’epoca governava la città, raccolse nelle sue mani il patronato sulla cappella, ossia il diritto di prendersi cura di questo … La seconda cappella, ancora di proprietà dei Brancaccio, è chiamata anche "cappella degli affreschi" per via delle opere a fresco che ne decorano le pareti. Su di essa si affacciano la Basilica di San Domenico Maggiore, da cui prende il nome, e la guglia di San Domenico, e le fanno da contorno imponenti palazzi nobiliari. In particolare consiglio di soffermarvi a guardare la cappella degli affreschi, la quale presenta degli affreschi ben conservati risalenti al periodo del 1300 circa. Le opere che caratterizzano questa cappella dono, sulla parete frontale, l'altare marmoreo di Santa Maria della Neve (1536) di Giovanni da Nola,[6] a destra è il busto bronzeo del poeta Giovan Battista Marino, spostato in loco solo nel 1813, e sulla parete sinistra invece sono i monumenti sepolcrali di Bartolomeo e Girolamo Pepi, entrambi datati 1553. [La Cappella Maggiore di Santa Maria Novella venne affrescata una prima volta verso la metà del XIV secolo dall'Orcagna. Restaurato nel 2012 in rispetto alle forme dategli dall'architetto Francesco Antonio Picchiatti durante i lavori di rifacimento eseguiti verso la fine del XVII secolo, il convento si sviluppa su tre piani: a quello di terra si affacciano il chiostro delle statue e la sala di insegnamento di san Tommaso D'Aquino, al primo, invece, la biblioteca, il refettorio, la sala del Capitolo e quella di San Tommaso, nei due superiori invece sono collocati gli ambienti privati dei frati domenicani. È di fatto l'unica cappella della chiesa che conserva un ciclo di affreschi risalente all'epoca angioina, quindi al periodo di edificazione del complesso religioso. [9], Il cappellone del Crocifisso costituisce la sesta cappella di destra ed è di fatto una delle più grandi della basilica, formando un vero e proprio ambiente a parte rispetto al complesso religioso, dentro la quale, oltre il vestibolo, sono presenti altre due cappelle. Altri elementi decorativi della cappella sono gli stemmi familiari, lapidi commemorative settecentesche, una tela di fine Cinquecento raffigurante il Martirio di san Lorenzo di autore anonimo e due dipinti attribuiti al fiammingo Wenzel Cobergher. I chiostri di San Domenico Maggiore in origine erano tre, tali da rendere il complesso talmente tanto esteso da arrivare fino a via San Sebastiano,[5] quasi nei pressi di Santa Chiara. Cappella degli affreschi (san domenico maggiore) (الإيطالي to الإيطالي translation). Le prime testimonianze sulla chiesa di San Domenico e sulla sua fondazione risalgono per mano degli storiografi siciliani al XVII secolo. Va infine ricordato che nella cappella è presente anche il sepolcro ottocentesco di Fabrizio Ruffo, cardinale che guidò un esercito popolare contro quello francese e partenopeo repubblicano, con scolpito lo stemma dei Ruffo di Bagnara. La prima cappella della navata destra è dedicata a Santa Maria Maddalena[8]. Infatti sono ivi presenti lavori di Girolamo D'Auria come il San Giovanni Battista, posto sulla parete frontale, e il monumento funebre a Bernardino Rota, quest'ultimo eseguito con l'aiuto del fratello Giovan Domenico e collocato sulla parete di sinistra. La cappella, i cui proprietari furono i Brancaccio Glivoli, presenta tracce di un affresco, coevo alla costruzione della basilica, raffigurante la Madonna col Bambino ed attribuito alla scuola pittorica della fine del XIV secolo, le trecentesche tombe di Tommaso Brancaccio e Trani da Bartolomeo Brancaccio ed infine la tela di Francesco Solimena Madonna col Bambino e santi domenicani del 1730. Essa custodisce nella parete sinistra il sepolcro di Tommaso Blanch eseguito da Andra Falcone, mentre nella parete frontale un dipinto ottocentesco su san Vincenzo. La cappella di santa Caterina d'Alessandria è la sesta; ospita diversi sepolcri monumentali databili tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, dedicati alla famiglia Tomacelli, proprietaria questa della cappella. Proprio in sostituzione della tela del Merisi, nel 1675 fu posta sull'altare un'opera lignea conosciuta come Madonna di Zi' Andrea, che poi ha dato il nome alla cappella. Da una porta posta a destra dell'altare maggiore si accede invece alla sala del Tesoro, dove sono conservate le ricchezze della nobiltà napoletana e dei frati domenicani che hanno soggiornato nel convento; sono qui esposti gli abiti dei sovrani, gli oggetti sacri utilizzati durante le processioni e altre argenterie varie. La cappella del Crocefisso dei Capece è la terza della navata destra. [15] La cappella di San Domenico ha ospitato per lungo tempo una tavola duecentesca raffigurante una delle primi immagini di san Domenico (oggi nel cappellone del Crocifisso), mentre conserva ancora il monumento funebre a Tommaso Brancaccio, opera di Jacopo della Pila di fine Cinquecento, frammenti di altri sepolcri del Quattro-Cinquecento collocati alle pareti e sul pavimento maiolicato ottocentesco, e, sulla facciata principale, la macchina delle Quarantore. Chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, l'interno, la navata destra, la cappella della Maddalena, la cappella Brancaccio, la cappella di Sant'Antonio Abate, Su lato destro invece sono collocate due cappelle, la prima di San Bonito, la seconda di San Domenico. – IN ITALIA ET GALLIA AMPLIS. Coordinate: 40°50′55.43″N 14°15′15.87″E / 40.848731°N 14.254407°E40.848731; 14.254407. Il transetto destro vede l'apertura di quattro cappelle, due sulla parete frontale e due in quella presbiteriale al lato dell'abside. Altre opere pittoriche e scultoree sono presenti nella cappella, tra cui un San Domenico di Giovanni Filippo Criscuolo[7] e sculture marmoree raffiguranti elementi decorativi e lo stemma della famiglia, nonché un crocifisso ligneo settecentesco posto sull'altare. Line: 192 Sulla cantoria alle spalle dell'altare maggiore posta a ridosso della parete fondale dell'abside, si trova l'organo a canne della basilica, costruito nel 1973 dalla ditta organaria dei Fratelli Ruffatti riutilizzando la cassa barocca dell'organo costruito nel 1715 dall'organaro Fabrizio Cimino. La committenza dell'opera avvenne nel 1308 circa e questa spetta all'allora cardinale napoletano Landolfo Brancaccio. La cappella degli affreschi (o Brancaccio) è una cappella della chiesa di San Domenico Maggiore di Napoli affrescata da Pietro Cavallini nel 1308 circa. Affreschi ritrovati in San Francesco e in San Domenico, catalogo della mostra a cura di C. Pedrini, Imola, 2008, ISBN 978-88-7586-185-8 MDXV.”, chiesa della Confraternita del Santissimo Sacramento, Trionfo della fede sull'eresia ad opera dei Domenicani, Divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa, altare marmoreo di Santa Maria della Neve, Università degli Studi di Napoli Federico II, Memorie di tre celebri principesse della famiglia Gonzaga, Parma, 1787, disposizione fonica dell'organo della chiesa, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Basilica_di_San_Domenico_Maggiore&oldid=117647720, Collegamento interprogetto a Wikibooks presente ma assente su Wikidata, Voci non biografiche con codici di controllo di autorità, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo, Cappella Carafa di Santa Severina (o di San Martino), Cappella Carafa della Stadera (o di San Domenico Soriano), Cappella Guevara di Bovino (sottostante l'abside), Cappella Carafa di Montorio (o del Rosario), Cappella di Santo Stefano o dell'Immacolata, Cappella Carafa della Spina (o di San Bartolomeo), Cappella Carafa della Stadera (o di San Giovanni Evangelista), A cura della direzione centrale per l'amministrazione del Fondo Edifici di Culto, Catalogo mostra. Attualmente in Europa è nota una sola serie di mummie di questo tipo a Vienna, quella delle Catacombe dei Cappuccini, dove giacciono numerosi corpi di imperatori e principi Asburgici. [6][14]La cappella vide nel corso della sua storia diversi passaggi di proprietà, dai marchesi di Taviano di casa Spinelli ai de' Franchis, che qualche anno dopo l'acquisto dell'ambiente avvenuto agli inizi del Seicento, decisero di trasformare la cappella donandole l'aspetto tipico barocco. Dei tre chiostri tuttavia però solo uno è rimasto di competenza del complesso religioso: il seicentesco chiostro piccolo (o delle statue). Function: view, coro delle monache di Santa Maria Donnaregina Vecchia, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Cappella_degli_affreschi_(San_Domenico_Maggiore)&oldid=93393026, Pavimento in cotto e maioliche con al centro la lastra tombale di Giovanni Francesco Brancaccio. Function: _error_handler, File: /home/ah0ejbmyowku/public_html/application/views/user/popup_harry_book.php Cappella degli affreschi (san domenico maggiore) (Italiaans naar SPAANS vertalen). Ancora più incisivi furono i rifacimenti barocchi del Seicento, tra i quali spiccano la sostituzione del pavimento con quello progettato da Domenico Antonio Vaccaro, poi completato nel XVIII secolo.

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